Rassegna Stampa

19 marzo 2020

Per noi sikh nei campi l’emergenza non vale

Fonte: ilmanifesto.it

Tra i migranti senza permesso di soggiorno dell’agro pontino. Dove la vita da sfruttati prosegue come al solito

“Iorestoacasa” è la frase più diffusa sui media e sui social nazionali. È quello che ha stabilito il Governo a tutela di tutti gli italiani. Nulla di più corretto. Bisogna fronteggiare il corona virus e bisogna farlo con senso di responsabilità. Questa domiciliazione collettiva a tutela della salute pubblica non vale però per tutti. Restano fuori, tra gli altri, anche i dimenticati, gli sfruttati e gli emarginati. Tra questi soprattutto i migranti privi di permesso di soggiorno per via dello sfruttamento a cui sono sottoposti ogni giorno da anni. «Nessuno ci ha detto nulla e io continuo ad andare a lavorare tutti i giorni con la mia bicicletta perché ho bisogno di soldi per vivere. Se salto anche solo una settimana vado in crisi e con me anche la mia famiglia in India. Poi ho saputo da amici che si può andare a lavorare in campagna. Se non vado il padrone mi sostituisce con un altro lavoratore, tanto lavoro a nero e sostituirmi è facile», afferma Kuldip, primo bracciante indiano gravemente sfruttato ad ottenere il permesso di soggiorno per motivi di giustizia, salvato dal Comando provinciale dei Carabinieri di Latina dopo sei anni di schiavitù alle dipendenze di un padrone italiano molto vicino alla ndrina Pesce-Bellocco di Rosarno.

19 marzo 2020

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