Rassegna Stampa

21 ottobre 2020

Se l’epidemia accelera cosa resta da fare?

Fonte: scienzainrete.it

Mentre l’aumento del numero di casi aumenta la preoccupazione, abbiamo ancora pochi dati sui reali rischi di esposizione nei diversi contesti; per capire cosa dobbiamo aspettarci, e quindi cosa possiamo fare, possiamo quindi solo ragionare con i dati noti finora.

Dopo mesi di rilassamento, la crescita del numero dei casi confermati di Covid-19 osservata negli ultimissimi giorni (la famosa “seconda ondata”) ha di colpo fatto decollare il grado di ansietà dei media e dell’opinione pubblica. Come già succedeva nella prima fase, il governo ha subito risposto emanando una serie di provvedimenti: l’ultimo è il DPCM del 19 ottobre 2020, che fornisce un significativo numero di ulteriori indicazioni e regole di distanziamento i cui effetti, tuttavia, non sono affatto facilmente predittibili a priori.

Purtroppo, la carenza di dati utili sui reali rischi di esposizione in diversi contesti fa sì che sappiamo molto poco sulle occasioni in cui è più probabile che si diffonda l’infezione: quanto sono davvero sicure le scuole? e quanto i posti di lavoro? e quanto non lo sono i trasporti, specie nelle grandi aree metropolitane? e le persone anziane come si possono proteggere dai rischi? E quali saranno i rischi ospedalieri e per il personale sanitario in questa seconda ondata rispetto alla prima?

Quindi, anche per rispondere alla domanda più ovvia: “cosa dobbiamo aspettarci?”, possiamo solo ripartire dai dati di fatto a ora noti e provare a ragionare con strumenti elementari.

21 ottobre 2020

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