Rassegna Stampa
05 novembre 2024
Quei contratti fermi al palo e la proposta di “age management”
Fonte: sanita24.ilsole24ore.com
Siamo giunti ormai a meno di due mesi dalla scadenza di un triennio contrattuale che, di fatto, non è nemmeno cominciato. In pratica una intera stagione contrattuale slitterà e i 680.000 lavoratori della Sanità pubblica salteranno un giro “senza passare dal via”, come avveniva in un noto gioco da tavolo.
Le ragioni di questo ritardo sono molteplici e non tutte addebitabili alla parte pubblica, quantomeno direttamente. Le controparti sindacali, infatti, non hanno alcuna intenzione di chiudere un contratto con le risorse messe a disposizione e, come sempre è avvenuto, confidano in eventi extracontrattuali (la legge di bilancio) o giocano partite tattiche in funzione delle elezioni delle Rsu.
Ma anche quando il legislatore stanzia risorse extracontrattuali l’iter è defatigante, come nel caso dell’annunciato incremento della indennità di specificità per via di quella precisazione “nell’ambito della contrattazione …..”, laddove il tecnicismo comporta che i medici vedranno l’aumento concreto in busta paga, nella migliore delle ipotesi, a metà del prossimo anno.
Tuttavia, per obiettività di esposizione, va detto che se i contratti fossero rinnovati in tempo reale – cioè per essere chiari prima della loro scadenza per scongiurare qualsiasi proroga – il meccanismo che regola la contrattazione collettiva da 30 anni esatti forse sarebbe tuttora valido e funzionale alla tutela del potere di acquisto dei salari. Un rinnovo contrattuale al 5,78% che arriva a contratto scaduto e di riferisce a un triennio lontano nel tempo diventa per forza di cose inaccettabile.