Rassegna Stampa
16 gennaio 2023
Previdenza, necessaria una riforma organica per i giovani di “quota zero”
Fonte: sanita24.ilsole24ore.com
I giovani di “quota zero” sono coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, la cui pensione, secondo il sistema attuale, sarà quindi interamente calcolata in base al sistema contributivo, senza alcun tipo di integrazione.
Inoltre i nuovi lavoratori verseranno contributi spesso discontinui ed anche bassi. Ma dovranno continuare a farlo, se iniziano a lavorare tardi, almeno fino ai 67 anni, ma sicuramente per molto di più, visto l’ aumento dell’aspettativa di vita, per ritrovarsi poi con una pensione mensile che varrà meno della metà dell’ultimo stipendio percepito. Negli ultimi anni, l’età del pensionamento è rimasta invariata a 67 anni, solamente perché il Covid ha abbassato l’aspettativa di vita degli italiani. Un dato assolutamente contrapposto al trend degli ultimi 7 decenni. Ignorare il problema dei “quota zero”, come è avvenuto finora, significa condannare una generazione di lavoratori, speso precari, ad una vecchiaia estremamente vicina alla soglia di povertà.
D’altronde, per quando i ventenni di oggi andranno in pensione, i legislatori di oggi saranno ormai un ricordo lontano. La questione per il momento non è, quindi, nell’agenda di nessuno. Una vera soluzione al problema della pensione non può aversi fino ad una profonda e radicale riforma tanto del sistema pensionistico quanto di quello contrattuale.