Rassegna Stampa
24 luglio 2023
Pensioni, spesa fuori controllo: arriva l’allarme della Rgs. A settembre il governo deciderà quale “Quota” adottare nel 2024
Fonte: pamagazine.it
La spesa per le pensioni nel biennio 2023-2024 supererà la soglia di guardia, portandosi al 16,2% del Pil contro il 15,6% del 2022. A lanciare l’allarme è stata la Ragioneria generale dello Stato nel rapporto “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario”. A pesare in modo particolare sarà l’indicizzazione legata all’impennata dell’inflazione. Ma non solo. La spesa risente anche degli effetti previsti dalle norme contenute nelle leggi di Bilancio 2022 e 2023 (Quota 102 e Quota 103).
Montagne russe
«La crisi economica del triennio 2008-2010, e gli effetti negativi propagatisi nel quadriennio 2012-2015, hanno determinato una doppia recessione che ha portato la spesa pensionistica nel 2013-2014 al 15,8% del prodotto interno lordo», si legge nel rapporto della Rgs. L’asticella, complice una leggera crescita economica, è scesa nel 2016 al 15,4% e poi al 15,2% nel biennio 2017-2018. Poi, a partire dal 2019 e fino al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica e Pil è tornato ad aumentare, raggiungendo un picco nel 2020 (il 16,9% del prodotto interno lordo) per effetto della pandemia e della contrazione economica, ma anche di Quota 100. Lo scorso anno il rapporto spesa-Pil è calato nuovamente, al 15,6%, un valore comunque superiore di 0,4 punti percentuali rispetto al dato del 2018. Il rapporto, spiega sempre la Rgs, tenderà invece a stabilizzarsi dal 2025 al 2029, per l’esaurirsi degli effetti di Quota 100, Quota 102 e Quota 103 e per l’ipotizzato parziale recupero dei livelli occupazionali. Le previsioni indicano tuttavia che dopo il 2029 il rapporto spesa-PIL riprenderà ad aumentare velocemente, fino a toccare il 17% nel 2042. Infine, nella seconda parte dell’orizzonte di previsione, il rapporto inizierà una rapida discesa, attestandosi al 16,1% nel 2050 e al 14,1% nel 2070 grazie all’applicazione generalizzata del calcolo contributivo e alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto tra il numero di pensionati e il numero di occupati.