Rassegna Stampa

Quota 103 in versione penalizzata, con l’aggancio al metodo contributivo, si esaurirà alla fine del 2024 e il governo dovrà decidere quale soluzione adottare per il 2025. Qualche indizio potrebbe arrivare dal Def che sarà presentato a metà aprile e che potrebbe creare i presupposti per un ulteriore slittamento al 2026 di un intervento strutturale sulla previdenza aprendo la strada a una proroga delle misure in vigore quest’anno o al ricorso a Quota 104

Con la maggioranza concentrata sulla partita elettorale che si gioca in questi mesi, tra appuntamenti per le Regionali e la tornata delle “europee” del prossimo giugno, e con un quadro di finanza pubblica ancora in sofferenza, il tema delle pensioni è praticamente sparito dall’agenda di governo. Anche se già nel Def, il Documento di economia e finanza, che sarà presentato a metà aprile il governo potrebbe essere costretto a dare almeno qualche indizio sulla rotta previdenziale che intende tracciare nel 2025. Le misure ponte varate con l’ultima manovra, da Quota 103 in versione “penalizzata” alla proroga di Ape sociale e Opzione donna in formato ulteriormente ridotto, si esauriranno tutte il 31 dicembre 2024. E con l’impossibilità di ricorrere a un massiccio extradeficit, i margini per far scattare una nuova riforma della previdenza già dal prossimo anno appaiono molto ridotti. Anche perché misure come Quota 41, magari totalmente agganciata al metodo contributivo, avrebbero bisogno di una consistente copertura. Se la strada di un intervento strutturale dovesse rivelarsi impraticabile, imponendo un nuovo rinvio, l’esecutivo dovrà in ogni caso decidere se prorogare Quota 103 nell’attuale fisionomia e gli altri canali di uscita anticipata previsti al momento per il solo 2024 oppure ricorrere a qualche nuova soluzione, come quella Quota 104 (possibilità di uscita con 63 anni di età e 41 di versamenti) che aveva fatto capolino nelle prime bozze dell’ultima legge di bilancio.