Rassegna Stampa

28 settembre 2018

Def

Ok al Def, intesa per un deficit al 2,4%. Di Maio: ‘Non vogliamo andare allo scontro con l’Europa’

Fonte: Ansa

“Ora parte l’interlocuzione con l’Ue e con i grandi investitori privati e non abbiamo intenzione di andare allo scontro”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio parlando a un convegno della decisione di portare il deficit/pil al 2,4%.
La nota di aggiornamento al Def è “un passo verso la civiltà” secondo il vicepremier Matteo Salvini secondo il quale “i mercati se ne faranno una ragione”. Così ha detto al suo arrivo al comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza a Milano.

Accordo raggiunto sul deficit al 2,4% del Pil, dopo un lungo vertice a Palazzo Chigi con Conte, Salvini, Di Maio, Tria e Savona. Al termine del quale, si è svolto il Consiglio dei ministri che ha approvato il Def.

I numeri delle misure: 12,5 mld per Iva. Altri 10 mld a reddito di cittadinanza, 8 mld per quota 100. Alzare l’asticella del deficit fino al 2,4% del Pil nella Nota di aggiornamento al Def libererà circa 27 miliardi di euro per la manovra (partendo dal dato tendenziale dello 0,8% inserito nel Def di aprile) e consentirà di portare a casa gran parte delle misure annunciate nel contratto di governo, a partire dalla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva che pesano per 12,5 miliardi sul bilancio del prossimo anno. Il reddito di cittadinanza vale invece 10 miliardi, poco più di quanto dovrebbe richiedere la revisione della legge Fornero con l’introduzione di quota 100 per andare in pensione, quotata al momento dalla Lega tra i 6 e gli 8 miliardi. La flat tax sugli autonomi dovrebbe invece valere 1,5 miliardi (proiettati però in gran parte nel 2020), così come lo stanziamento a favore dei risparmiatori colpiti dai crac bancari. Secondo Luigi Di Maio, alle coperture in deficit dovrebbero anche affiancarsi tagli di spesa, con una “riorganizzazione della spesa pubblica improduttiva”.

Soddisfatti i due vicepremier, Matteo Salvini, e Luigi Di Maio: “Accordo raggiunto con tutto il governo sul 2,4%. E’ la manovra del cambiamento”.

“Oggi è un giorno storico! Oggi è cambiata l’Italia!”: così Di Maio condivide su Fb il risultato ottenuto nel vertice di governo sulla manovra.”Per la prima volta lo Stato è dalla parte dei cittadini. Per la prima volta non toglie, ma dà. Gli ultimi sono finalmente al primo posto perché abbiamo sacrificato i privilegi e gli interessi dei potenti. Sono felice. Insieme abbiamo dimostrato che cambiare il Paese si può e che i soldi ci sono” aggiunge.

IL POST DI DI MAIO

Il silenzio del presidente Sergio Mattarella e del ministro del Tesoro Giovanni Tria, quest’ultimo in attesa della risposta dei mercati. L’altra faccia della “vittoria” della linea del M5S e della Lega, dei festeggiamenti in piazza dei ministri e dei parlamentari pentastellati, è fatta di bisbigli, preoccupazioni, e della grande attesa per la risposta, domani mattina, di Borse, Europa e spread. Con un punto fermo, che emerge in serata: il ministro del Tesoro Giovanni Tria resta al suo posto, ben sapendo che, nella sua scelta, può contare sulla piena sponda del capo dello Stato. Fonti del Quirinale smentiscono con decisione che tra Mattarella e Tria ci siano stati contatti anche se è risaputo che il Quirinale è sempre stato contrario alle dimissioni del titolare del Mef. C’è, poco dopo l’intesa raggiunto sul 2,4% del deficit/Pil, una telefonata tra Mattarella e il premier Giuseppe Conte, che arriva negli stessi momenti in cui Luigi Di Maio e i ministri M5S si affacciano dal balcone di Palazzo Chigi per celebrare il loro “trionfo”, acclamati dai parlamentari pentastellati che, dalla congiunta, si spostano con tanto di bandiera a 5 Stelle, davanti Palazzo Chigi. “Ce l’abbiamo fatta”, urla Di Maio brandendo il pugno dal balcone della sede del governo. Poi i ministri del Movimento scendono in piazza, assicurano che Tria non è in discussione, definiscono il ruolo di Conte “importantissimo” laddove, di fronte al timore della reazione dei mercati, Di Maio sottolinea: “spiegheremo che ci sono cosi’ tanti investimenti in più che faranno crescere l’economia: saremo credibili”.

Proprio la previsione del “più consistente piano di investimenti pubblici che sia mai stato realizzato in Italia”, come spiega Conte su facebook dopo il Cdm, sarebbe stato – secondo fonti del governo – un tassello importante nel convincere Tria. Tanto che, in Cdm, l’ok alla previsione del 2,4% del deficit/Pil per tre anni arriva all’unanimità, dato quest’ultimo, che piace molto alla Lega. Anche se Matteo Salvini sceglie di non metterci la faccia e lascia la piazza al M5S, forse temendo la reazione dell’elettorato del Nord, forse decidendo di assumere un atteggiamento più attendista in vista della reazione mercati. E, a quanto raccontano fonti di governo, ancor più prudente sarebbe stata la linea di Giancarlo Giorgetti nel corso del vertice della manovra, con il sottosegretario che avrebbe caldeggiato, invano, di non superare il tetto del 2,1%. Ma così non è stato e ora, il primo e il 2 ottobre, toccherà a Tria spiegarlo prima all’Eurogruppo e poi all’Ecofin.

28 settembre 2018

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