Rassegna Stampa
04 febbraio 2025
Medici in servizio fino a 72 anni senza perdere incarico di primari
Fonte: ilsole24ore.com
Tra gli emendamenti in discussione al Senato anche l’aumento di stipendio dei manager e il vincolo dei fondi da destinare alle liste d’attesa
I medici potranno restare a lavorare nelle corsie degli ospedali fino al settanduesimo anno d’età e senza perdere gli ambiti incarichi da primario. Una opzione che sarà possibile fino a tutto il 2027. La maggioranza ci riprova, come in passato, con un blitz al decreto milleproroghe ora in commissione Affari costituzionali del Senato, che sta discutendo gli emendamenti. E tra quelli segnalati dalla maggioranza – in tutto tra quelli presentati anche dall’opposizione ce ne sono 369 – ne spunta uno a firma della forzista Daniela Ternullo che prevede la misura molto invisa ai principali sindacati dei medici che parlano da sempre di favore studiato a misura di alcuni baroni.
L’emendamento che sposta l’età della pensione a 72 anni
L’emendamento in discussione in commissione a Palazzo Madama proroga la misura della manovra dell’anno scorso che ha previsto per prima questa opzione, ma aggiunge un dettaglio non di poco conto: la norma originaria (legge 213/2023) consentiva infatti ai medici di restare in servizio fino ai 72 anni d’età ma ”senza mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di struttura complessa o dipartimentale o di livello generale”, in pratica l’incarico da primario. Ora questa modifica cancella questo comma facendo conservare così la qualifica ai camici bianchi che vorranno restare al lavoro. Va detto però che gli emendamenti segnalati dovranno comunque passare la tagliola dell’ammissibilità e non è escluso che arrivi anche il parere contrario del Governo su questa misura anche perché il ministro della Salute Orazio Schillaci non si è mai mostrato favorevole in passato. Sempre a firma della senatrice Ternullo c’è anche un altro emendamento segnalato che consente alle Regioni di utilizzare lo 0,7% del Fondo sanitario nazionale (circa 1 miliardo) nel 2025 per combattere le liste d’attesa, una misura già prevista (con lo 0,4%) anche l’anno scorso.