Rassegna Stampa

08 febbraio 2022

L’indagine dell’Oms: dopo due anni di pandemia molti servizi sanitari non hanno ripreso a pieno regime

Fonte: healthdesk.it

Interventi chirurgici rimandati, diagnosi saltate, prevenzione al minimo. Hiv e tubercolosi, malattie mentali, salute materno-infantile, fisioterapia. Molti settori della sanità funzionano ancora a rilento per colpa della pandemia. Ma non si pensi che la gestione di Covid-19 brilli per efficienza

L’assistenza alla maternità e all’infanzia, i servizi oncologici (screening e terapie), i centri per la prevenzione e il trattamento delle malattie infettive, Hiv, tubercolosi, malaria, epatite C, i dipartimenti di salute mentale e quelli per il trattamento delle dipendenze. Ma anche la riabilitazione e l’assistenza agli anziani.

Dopo due anni di pandemia tutti questi settori della sanità non sono tornati alla normalità. Neanche le vaccinazioni di routine vengono effettuate al ritmo pre-pandemico. È un problema riscontrato ovunque nel mondo.

Nel 90 per cento dei 129 Paesi del mondo protagonisti della terza Global pulse survey dell’Oms (non c’è l’Italia) le prestazioni delle strutture sanitarie non sono ancora ripartite a pieno regime.

I dati sono recenti, della fine del 2021, e suggeriscono che ci vorrà ancora del tempo prima di poter riparare del tutto i danni di Covid-19 sull’assistenza sanitaria. In quest’ultimo rapporto si fa fatica a vedere qualche progresso rispetto alla precedente indagine che era stata condotta all’inizio del 2021. In più della metà dei Paesi analizzati (distribuiti nelle aree dell’Africa, Europa e Mediterraneo orientale) ancora non è garantito l’accesso alle cure primarie e in molti casi non vengono assicurati neanche gli interventi di emergenza.

Il 36 per cento dei Paesi non ha ambulanze sufficienti per rispondere ai bisogni della popolazione, il 32 per cento non ha più spazi destinati alle urgenze 24 ore su 24. Il 23 per cento dei Paesi ha subito una riduzione delle sale operatorie.

08 febbraio 2022

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