Rassegna Stampa
25 febbraio 2019
Autonomia differenziale
Le partite cruciali dalla formazione agli investimenti. Prima posta è il personale
Fonte: sanita24.ilsole24ore.com
Il superamento dei tetti di spesa sul personale e mani libere sulla formazione dei medici. È questa la principale partita – economica e organizzativa – sulla quale puntano le proposte di autonomia, capitolo sanità, delle tre corazzate Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. I conti in ordine e il rispetto dei vincoli sui Livelli essenziali di assistenza sono le credenziali con cui governatori e tecnici si presentano ai tavoli con Salute e Mef.
La scommessa è ancora tutta aperta, soprattutto con l’Economia che stenta ad allentare i vincoli sulla spesa.
Ma le proposte – rispetto alle quali l’intero mondo professionale della sanità è in allarme – poggiano su una realtà concreta, denunciata anche dai sindacati, che pure temono il regionalismo spinto: 100mila medici in meno negli ultimi cinque anni, 70mila posti letto tagliati, una flessione percentuale della spesa pubblica intorno al 2% contro una crescita di quella privata del +1,6 per cento. Un quadro di deprivazione progressiva che incide sulla vita quotidiana dei professionisti e in generale sui servizi che vengono offerti ai cittadini, e che sconta non solo le politiche di tagli lineari dell’ultimo decennio, ma anche una serie di ritardi organizzativi da cui le tre Regioni che sono in prima fila nelle richieste di autonomia vogliono smarcarsi. Con la promessa corale di «dare servizi migliori» ai loro cittadini, senza nulla togliere al resto del Paese.
Anzi, fornendo se mai utili esempi da seguire o a cui ispirarsi. Delle 23 materie elencate all’articolo 116 comma 3 della Costituzione, la sanità è quella già oggi più “decentrata” e si potrebbe forse utilmente provare a potenziare o a ottimizzare quanto già previsto dal regionalismo. Ma il federalismo sanitario ha creato un’Italia a tante velocità che ha accumulato ritardi e vincoli di cui oggi le Regioni più “virtuose” scalpitano per liberarsi, considerandoli obsoleti e ostativi della capacità di erogazione delle cure.