Rassegna Stampa

07 luglio 2022

L’autonomia differenziata in sanità

Fonte: saluteinternazionale.info

La regionalizzazione differenziata prefigura tasse regionali e il trattenimento dei tributi su base territoriale, rompendo ogni idea di equa distribuzione delle risorse. Applicata alla sanità tale misura porterebbe all’irreversibile frammentazione del Servizio sanitario nazionale. L’assordante silenzio del Ministro della salute.

Gli “argomenti istituzionali” sembra abbiano, nella realtà italiana, la caratteristica di essere adottati, come si dice in termini calcistici, in “zona Cesarini”. Già le modifiche al Titolo V della Costituzione furono approvate a stretta maggioranza dal Governo Amato (nella convinzione – errata – di recuperare i voti nel Nord del paese) alla fine della XIII legislatura e confermate da un Referendum in cui votarono il 34% della popolazione; il pre-accordo con le tre Regioni che hanno chiesto l’Autonomia (Veneto, Lombardia, Emilia – Romagna) è stato sottoscritto dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni il 28 febbraio 2018, quattro giorni prima delle elezioni quando il Governo era in carica per gli affari correnti! Altre Regioni: Campania, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria hanno a suo tempo dato mandato di avviare i negoziati per definire con lo Stato ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. La marcia verso l’Autonomia è ripresa, con la introduzione nella Nota di aggiornamento dal documento di economia e finanza (Nadef 2021), che indica, al primo punto, il DDL “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, comma 3, Cost.”[1]

07 luglio 2022

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