Rassegna Stampa

21 novembre 2022

L’anomalia cronicizzata delle “prestazioni aggiuntive”

Fonte: sanita24.ilsole24ore.com

Nell’ambito dell’ordinamento contrattuale della Sanità esiste da ventidue anni un istituto normo-economico del tutto particolare chiamato “prestazioni aggiuntive”. Negli ultimi anni – complice anche lo stato di emergenza – il ricorso alle prestazioni aggiuntive ha raggiunto picchi inaccettabili e in moltissime aziende sanitarie senza di esse la continuità assistenziale sarebbe a rischio di interruzione. Sono, tuttavia, una vera e propria anomalia concettuale, prima ancora che giuridica. Queste le ragioni di tali particolarità:
– secondo quanto rappresentato dal quadro normativo del vigente Ccnl (art. 115, comma 2, del Ccnl del 19.12.2019) dovrebbero essere utilizzate “in via eccezionale e temporanea, ad integrazione dell’attività istituzionale”, ma questa è una condizione ormai cronicamente presente da più di venti anni nelle aziende ed è divenuta in pratica assolutamente “ordinaria”;
– sono pagate da bilancio e non dai fondi contrattuali;
– sono considerate prestazioni erogate in regime della libera professione intramuraria in aperta contraddizione con i principi fondanti dell’Alpi che sono la sussistenza di un terzo pagante e la scelta del nominativo da parte dell’utente;
– infine, risalendo al contratto collettivo del 2000, risultano prive di copertura legislativa perché vennero inventate dal Cccnl e poste subito a carico del bilancio, eludendo in tal modo il fatto che fossero ricomprese nel computo degli oneri contrattuali.

21 novembre 2022

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