Rassegna Stampa
06 settembre 2021
La spesa sanitaria dei G7, al tempo della pandemia
Fonte: saluteinternazionale.info
In Germania, tra il 2019 e il 2020, la spesa sanitaria come % del Pil è passata dall’11,7 al 12,5%, nel Regno Unito dal 10,2 al 12,8%, in Italia dall’8,7 al 9,7%. Una crescita che riflette le fragilità dei sistemi sanitari nella risposta alla pandemia. Il caso USA.
Alti costi e la mancanza di una copertura universale sono gli aspetti più proverbiali del sistema sanitario americano. Malgrado numerosi tentativi di riforma e lo sforzo erculeo portato avanti durante gli anni della presidenza Obama con l’Affordable Care Act l’America non è riuscita finora a riparare né l’una né l’altra falla. Due anomalie che svettano a ogni aggiornamento statistico e che pongono gli USA, malgrado anche le indiscutibili eccellenze in termini di innovazione tecnologica e farmaceutica come toccato da tutti con mano durante la pandemia, in una posizione di testa principalmente nelle classifiche dei sistemi più onerosi e inefficienti al mondo. Nel club dei Paesi più industrializzati, il G7, il confronto è da anni inequivocabile. L’America spicca per l’incidenza più alta della spesa per la salute in rapporto al Pil e pressoché in qualsiasi voce di dettaglio. L’emergenza sanitaria determinata dal Sars-Cov-2 pur spingendo a una impetuosa avanzata della spesa in ciascuno Stato non sembra destinata a sconvolgere in maniera radicale il ranking dei sistemi sanitari. O meglio il peculiare ranking americano in rapporto a qualsiasi altra economia avanzata. Anche le riforme in procinto di maturazione con la nuova amministrazione Biden, pur avendo queste il pregio di cogliere l’esigenza più pressante di allargare la copertura sanitaria, al tempo stesso non sciolgono il legame apparentemente inscindibile fra sistema sanitario americano e uso inefficiente delle risorse.