Rassegna Stampa

24 maggio 2022

Il vaiolo delle scimmie dirà cos’ha imparato il mondo dalla pandemia

Fonte: internazionale.it

L’altro pomeriggio ho chiamato Anne Rimoin, epidemiologa dell’università della California a Los Angeles (Ucla), per chiederle informazioni sull’epidemia europea di vaiolo delle scimmie, una malattia virale rara ma potenzialmente grave, con decine di casi confermati o sospetti nel Regno Unito, in Spagna e in Portogallo. “Se osserviamo simili focolai, data la quantità di viaggi tra gli Stati Uniti e l’Europa, non mi sorprenderebbe vedere dei casi qui da noi”, mi ha detto Rimoin, che studia la malattia. Dieci minuti dopo si è fermata a metà di una frase per dirmi che un collega le aveva appena inviato un comunicato stampa: “I funzionari della sanità pubblica del Massachusetts confermano un caso di vaiolo delle scimmie”.

Il virus alla base del vaiolo delle scimmie è un parente stretto di quello che ha provocato il vaiolo, ma è meno letale e meno trasmissibile, e provoca sintomi che includono febbre ed eruzioni cutanee. Endemico in Africa occidentale e centrale, è stato scoperto per la prima volta in scimmie da laboratorio nel 1958, da cui il nome, ma gli animali selvatici che ospitano il virus sono probabilmente roditori. Occasionalmente il virus si diffonde nell’uomo e tali infezioni sono diventate più comuni negli ultimi decenni.

Raramente il vaiolo delle scimmie arriva in altri continenti e, quando questo accade, i focolai “sono così piccoli che si contano sulle dita di due mani”, mi ha detto Thomas Inglesby, direttore del Johns Hopkins center for health security. L’unico focolaio significativo negli Stati Uniti si è verificato nel 2003, quando una spedizione di roditori provenienti dal Ghana ha trasmesso il virus ai cani della prateria (dei roditori) nell’Illinois, che sono stati venduti come animali domestici e hanno infettato fino a 47 persone, nessuna delle quali è morta per questo motivo. Proprio nel 2021 due viaggiatori hanno trasportato autonomamente il virus negli Stati Uniti dalla Nigeria, ma non hanno infettato nessun altro.

Un test importante
Gli attuali focolai in Europa e negli Stati Uniti sono diversi e molto preoccupanti. Il primo caso, identificato nel Regno Unito il 7 maggio, rientra nello schema tradizionale: l’individuo in questione si era da poco recato in Nigeria. Ma molti altri non erano stati di recente in paesi dove la malattia è endemica, e alcuni non avevano avuto contatti evidenti con persone note per essere state infette. Questo suggerisce che il virus del vaiolo delle scimmie potrebbe diffondersi surrettiziamente da persona a persona, con un certo numero di casi non rilevati (il periodo di incubazione tra l’infezione e i sintomi è lungo: dai cinque ai 21 giorni). “È insolito vedere un tale numero di casi in quattro paesi contemporaneamente”, mi ha detto Inglesby (il numero è salito a 11, da quando abbiamo parlato il 18 maggio: la presenza di vaiolo delle scimmie è stata confermata anche in Svezia, Italia, Germania, Belgio, Francia, Canada e Australia).

24 maggio 2022

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