Rassegna Stampa

01 luglio 2024

Il “Carbon Footprint” degli ospedali

Fonte: panoramadellasanita.it

Non esiste solo il bisogno di creare una “coscienza ambientale” nei pazienti e nei loro medici, ma è una necessità che deve essere condivisa anche da chi dirige la sanità. Il settore è ancora in una fase del “fai da te”

La prima attenzione ai consumi del sistema sanitario e specificamente dei singoli ospedali, si può dire sia stata indirizzata all’energia ed era finalizzata al risparmio energetico prevalentemente per ottenere il contenimento delle spese. Questo focus sull’aspetto economico aveva fatto sì che l’argomento non fosse “preso di petto”, dai policy makers del sistema sanitario e così pure dai manager degli ospedali, i quali realisticamente guardando alle loro difficili finanze, riscontravano che il personale ed i medicinali erano di gran lunga più onerosi. Le spese energetiche, pur se di rilievo, anche a causa dell’aumento dei materiali energetici, rimanevano un poco nascoste nelle pieghe dei costi di manutenzione.

Gradualmente hanno cominciato ad essere prese in considerazione le emissioni dovute a carburanti d’origine fossile bruciati per produrre tutta l’energia necessaria per complessi ai quali era richiesto funzionamento ad alta efficienza 24/7 (24 ore su 24, 7 giorni su 7) e sono andati prendendo la dovuta rilevanza anche gli aspetti quantitativi. Gli ospedali hanno cominciato ad essere definiti energivori e il consumo di energia veniva considerato non solo dal punto di vista del costo, ma anche del peso sull’ambiente. In parallelo si realizzava lo sviluppo tecnologico di una varietà di fonti rinnovabili, un aumento della loro affidabilità e la diminuzione del loro costo, che ne facilitava la presa in considerazione come alternativa ovviamente spinta soprattutto dal settore tecnico degli operatori della sanità.

Gli eventi calamitosi coinvolgenti direttamente le infrastrutture ospedaliere, con allagamenti e distruzioni, con disastrose ondate di calore che facevano riempire gli ospedali, soprattutto toccando gli strati più sensibili delle popolazioni urbane, hanno portato anche la sanità a riconoscere l’importanza del cambiamento climatico.

In un tempo relativamente breve l’attenzione si è focalizzata sulla difesa dagli effetti del cambiamento climatico sulle infrastrutture della sanità, con ovviamente giusta preoccupazione per la salvaguardia della loro operatività, dalla provvista di energia e d’acqua sino ai collegamenti, strade, ponti ecc. alla loro agibilità insomma. In altri termini, sono diventati emergenti gli aspetti collegati ai rischi ai quali il cambiamento climatico assoggettava gli ospedali.

Noi, come la generalità di tecnici, ci siamo dedicati intensamente a parlare di resilienza, di mitigazione, di adattamento, insomma a studiare come proteggere le infrastrutture ospedaliere dai rischi derivanti dal “nemico” cambiamento climatico, senza avere abbastanza chiaro, almeno in un primo periodo di tempo, che di quel nemico ne facevamo e ne facciamo parte anche noi.

01 luglio 2024

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