Rassegna Stampa

27 ottobre 2020

Covid: appello scienziati, Europa si dia strategia comune

Fonte: Agi

La visione di una Europa unita ci ha permesso di godere di oltre settant’anni di pace e di crescita e benessere economico, il periodo più lungo nella storia moderna. E, tuttavia, un evento senza precedenti come la pandemia COVID-19 ha messo a nudo la debolezza dei sistemi europei di salute pubblica e delle istituzioni politiche ad essi preposte. È giunto il tempo per l’Unione di sfruttare le proprie capacità e di proteggere i propri cittadini senza piegarsi su se stessa, definendo nuovi e più ambiziosi standard in termini di protezione, salute, e sicurezza sociale per i suoi cittadini.

È questa la sintesi dell’appello alle Istituzioni Europee pubblicato su Nature, una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo, firmato da Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, e sottoscritto da quindici scienziati di Istituzioni sanitarie, Agenzie governative, università e organizzazioni non governative di Italia, Francia, Stati Uniti, Germania, Portogallo, Regno Unito. Tra i firmatari, Franco Locatelli dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Università Sapienza di Roma e Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Nicola Magrini dell’ Agenzia Italiana del Farmaco, Raffaella Sadun della Harvard University di Boston, Antoine Lafont dell’ Hôpital Européen Georges-Pompidou di Parigi, Markus Maeurer del Champalimaud Centre for the Unknown di Lisbona, Gino Strada di EMERGENCY, Rainer Meillicke del Public Health Department di Siegburg in Germania, Alimuddin Zumla dell’University College di Londra e Michel Pletschette dell Università di Monaco.

L’Unione Europea ha risposto alla pandemia con un pacchetto di misure da 750 miliardi di euro che punta anche a riformare i sistemi sanitari dei paesi membri. Per realizzare questo obiettivo, prosegue l’appello, è necessaria una strategia multi-disciplinare, l’unica in grado di affrontare le esigenze individuali, locali, regionali e globali. I piani sanitari nazionali dovrebbero prevedere la creazione di centri di riferimento nazionali per le malattie infettive con potenziale epidemico, fortemente connessi in un Network europeo. Questo network dovrebbe occuparsi della sorveglianza epidemiologica e dei sistemi di allerta precoce, di promuovere la cooperazione tra gli enti di sanità pubblica nazionali e internazionali, di diffondere linee guida tecniche e protocolli clinici per la gestione delle malattie, di coordinare la ricerca, favorendo una maggiore capacità di laboratorio per l’identificazione tempestiva di nuovi patogeni, e di formare gli addetti pronti a implementare test su larga scala, tracciamento dei contatti e misure di quarantena. Tali compiti potrebbero essere integrati con la EU BARDA, la nuova agenzia europea dedicata alla ricerca biologica avanzata, la cui costituzione è stata annunciata dalla Presidente dell’Unione Ursula von der Leyen nel suo discorso al Parlamento Europeo sullo Stato dell’Unione lo scorso 16 settembre.

Se l’Europa investirà nella salute e nel benessere dei suoi cittadini, concludono gli scienziati, potrà nei prossimi anni giocare un ruolo fondamentale nel proporsi come il più avanzato modello politico del mondo: democrazia, rispetto dei diritti umani e sociali, in grado di combinare la crescita economica con la protezione della salute e del benessere dei suoi cittadini, garantite dallo Stato attraverso politiche pubbliche in supporto della salute, dell’educazione, della sicurezza sociale. Questi sono i temi che dovrebbero essere al centro dell’agenda del prossimo summit sulla Salute del G20, in programma in Italia l’anno prossimo.

27 ottobre 2020

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