Rassegna Stampa
13 gennaio 2021
Covid-19. Italia vs Corea del Sud
Fonte: saluteinternazionale.info
La Corea del Sud, al pari di altri paesi asiatici, ha resistito alla pandemia. Testing e contact-tracing di massa la ricetta del successo.
L’Italia e la Corea del Sud hanno due sistemi sanitari molto diversi tra loro, il che li porta a rispondere a situazioni di emergenza come la pandemia da SARS-CoV-2 in maniera altrettanto diversa. In un articolo internazionale pubblicato da un gruppo di ricercatori americani, le differenze nella gestione della primissima fase della pandemia sono state messe ben a fuoco, con l’intento di fornire ulteriori strumenti nell’ideazione di strategie di sanità pubblica efficaci nella lotta alla pandemia[1].
Le differenze strutturali nella sanità dei due Paesi
In Italia il Servizio Sanitario prevede una copertura universale ed è sostenuto economicamente da tasse regionali e statali: la maggior parte delle cure è garantita gratuitamente al momento di necessità. Lo Stato si occupa del 78,2% della spesa totale a livello sanitario ed è responsabile della costruzione e della distribuzione dei servizi sanitari. Lo Stato ha inoltre il compito di determinare i “Livelli Essenziali di Assistenza” (LEA) che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e di vigilare sulla loro effettiva erogazione. Sono suddivisi in tre categorie principali: “Prevenzione collettiva e sanità pubblica”, “Assistenza distrettuale”, “Assistenza ospedaliera”. Le Regioni, invece, programmano e gestiscono in piena autonomia la sanità nell’ambito territoriale di loro competenza, avvalendosi delle aziende sanitarie locali (ASL) e delle aziende ospedaliere. Le ASL sono enti autonomi guidati da un direttore generale, un direttore sanitario e un direttore amministrativo, direttamente responsabili del buon funzionamento dei servizi[2]. Come risultato dei diversi livelli di ricchezza tra le diverse Regioni e dei diversi sistemi di governance, di sovente si osservano disuguaglianze nei servizi delle diverse Regioni.