Rassegna Stampa

29 aprile 2020

Coronavirus: uomini più a rischio? In Usa terapia con estrogeni

Fonte: Agi

Visto che le donne sembrano essere meno a rischio degli uomini di andare incontro a complicazioni gravi per Covid-19, negli Stati Uniti i medici hanno cominciato a somministrare ai pazienti uomini estrogeni, gli ormoni femminili. Un articolo pubblicato sul New York Times riferisce di due ospedali statunitensi che hanno iniziato con un trattamento a base di estrogeni e progesterone con lo scopo di verificare la possibilità che il sistema immunitario degli uomini ne possa trarre benefici, facendo diminuire l’infiammazione più velocemente e riducendo la gravità della malattia.

“La differenza nei tassi di mortalità tra uomini e donne è stata evidente sin dall’inizio della pandemia”, afferma Sharon Nachman, responsabile della divisione delle malattie infettive pediatriche presso la Renaissance School of Medicine della Stony Brook University di Long Island, New York. Gli scienziati non conoscono ancora le ragioni di tale disparità. Ci sono varie ipotesi: c’è quella secondo cui la resistenza elevata nelle donne dipenda dal sistema immunitario più forte e c’è quella fatta dai ricercatori cinesi, per i quali la percentuale di uomini che bevono o fumano è maggiore, il che potrebbe aggravare le infezioni del sistema respiratorio.

“I primi test sono stati effettuati la scorsa settimana, speriamo di ottenere i risultati preliminari nei prossimi due mesi. Si tratta di un processo inusuale, ma è così che sono nate parecchie buone idee”, commenta la ricercatrice, che per lo studio spera di riuscire a reclutare 110 pazienti con sintomi da Covid-19. “L’idea è quella di somministrare a metà dei partecipanti gli ormoni femminili e verificare l’efficacia dell’azione immunitaria, confrontando i risultati con quelli dei pazienti a cui non sarà effettuato il trattamento”, spiega ancora Nachman. “Le risposte immunitarie femminili sono diverse, e anche se non capiamo appieno il funzionamento degli estrogeni, potremmo riuscire a sfruttarne l’efficacia”, aggiunge la ricercatrice.

Anche gli scienziati di Los Angeles stanno puntando su una metodologia simile, testando però il progesterone, un altro ormone femminile. “Sappiamo che questo ormone riduce l’infiammazione e impedisce al sistema immunitario di reagire in modo drastico ai patogeni esterni”, osserva Sara Ghandehari, pneumologo e medico di terapia intensiva presso il Cedars-Sinai Medical Center, sottolineando che il 75 per cento dei pazienti che richiedono cure intensive appartiene al sesso maschile. “Considereremo circa 40 pazienti con sintomi lievi o moderati, e a metà dei partecipanti verranno somministrate due dosi di progesterone al giorno per cinque giorni. Lo scopo è verificare se tale trattamento contribuirà a rallentare l’avanzare del virus”, prosegue la dottoressa. “Abbiamo notato, inoltre, che anche le donne in gravidanza sembrano resistere meglio alla malattia, il che ci orienta verso una cura ormonale, che potrebbe rivelarsi estremamente efficace per questo tipo di patologie”, conclude Ghandedari

29 aprile 2020

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