Rassegna Stampa

30 aprile 2020

Coronavirus: pediatra,in alcuni bimbi infiammazione sconosciuta

Fonte:

E’ una condizione rara, ma se non presa in tempo potenzialmente molto grave: una sindrome infiammatoria che colpisce i bambini dopo aver contratto il coronavirus e dopo essere guariti (tampone negativo), su cui si stanno interrogando gli esperti di tutto il mondo.

Andrea Campana, pediatra al Bambino Gesù di Palidoro, centro di riferimento proprio per la cura dei bimbi Covid, racconta all’AGI cosa ha visto in queste settimane “in trincea”, e di una cosa è sicuro: “Si parla molto di ‘sindrome Kawasaki’, che conosciamo bene: si presenta con febbre, bocca secca, congiuntivite e sintomatologia infiammatoria, colpisce i bimbi tra gli 1 e gli 8 anni, che con la somministrazione di immunoglobuline in genere in 24 ore sfebbrano. Ma la sindrome che abbiamo osservato non è Kawasaki, non ha ancora un nome. Non ha i marcatori della Kawasaki, li ha più simili a quelli che compaiono nell’adulto, e colpisce bambini più grandi”.

E soprattutto, arriva molto dopo la fine del decorso del Covid: “Su 41 bambini che abbiamo ricoverato – spiega Campana – ne abbiamo 3 con questa sindrome. Due sono ancora in terapia intensiva, uno è tornato in reparto, ma stanno tutti meglio. E tutti hanno avuto l’aggravamento dopo due o tre settimane dal tampone negativo. Per fortuna ovviamente continuiamo a monitorare i bambini ‘guariti’, e siamo subito intervenuti”.

I sintomi sono febbre alta, dolori addominali e dolori articolari. Segno che c’è una reazione iperinfiammatoria in corso, che scatta dopo la negativizzazione dal virus e diventa una sorta di reazione autoimmune: le difese immunitarie attaccano l’organismo invece del virus che non c’è più”.

Nessuno di questi ha problemi respiratori, ma il rischio è che si arrivi a una sindrome multiorgano, cioè con più organi in sofferenza contemporaneamente, che può avere anche esiti fatali. “L’importante è vedere i parametri prima che la situazione degeneri – spiega il pediatra – e noi interveniamo sempre precocemente, non vogliamo vedere quadri di problemi multiorgano. Li trattiamo con potenti antinfiammatori, oltre al costante monitoraggio, e i segnali sono incoraggianti”. E’ cruciale, dunque, intervenire in tempo, specie considerando i tanti giorni che possono passare dall’apparente guarigione all’esplosione infiammatoria: “Sì, è importantissimo continuare a seguire i bambini dopo la guarigione, ma in questo i genitori con cui abbiamo avuto a che fare si sono dimostrati tutti attentissimi, se l’allerta resta alta si può individuare il problema e intervenire precocemente, con ottimi risultati teraputici come stiamo vedendo con i nostri pazienti”.

30 aprile 2020

Condividi: