Rassegna Stampa
11 gennaio 2024
Contratti: i punti chiave e le criticità del nuovo accordo quadro che definisce i comparti
Fonte: sanita24.ilsole24ore.com
Proviamo a riassumere la situazione dei contratti collettivi. Le risorse finanziarie sono state stanziate, la volontà politica è stata ripetutamente manifestata, la precedenza, come promesso, questa volta dovrebbe essere per la Sanità: mancava soltanto un passaggio formale e propedeutico in ogni tornata contrattuale, cioè il contratto quadro per la definizione dei comparti di contrattazione. Ora anche quest’ultimo step è stato realizzato con la firma del CCNQ intervenuta alle ore 15 del 9 gennaio scorso. Ci si aspetta dunque un rapida apertura delle trattative e una altrettanto rapida stipula dei rinnovi contrattuali che, ricordiamolo sempre, si riferiscono al triennio 2022-2024. Sarebbe veramente “innovativo” chiudere un contratto prima della sua stessa scadenza.
Per 140mila dirigenti del Ssn il contratto è scaduto da 13 mesi
Tuttavia non si può dimenticare che la tornata precedente non è affatto conclusa perché le preintese delle due aree dirigenziali sono tuttora in corso di perfezionamento: quella dell’Area della Dirigenza sanitaria risale all’ormai lontano 28 settembre mentre quella dell’Area delle Funzioni locali, con la sezione della dirigenza PTA, è dell’11 dicembre. Sono circa 140.000 i dirigenti del S.s.n. che attendono il rinnovo di un contratto che, in ogni caso, è scaduto da 13 mesi. Vedremo come evolverà il percorso dei rinnovi e, soprattutto, se tutto quello che è stato annunciato sarà effettivamente realizzato. L’accordo quadro è stato sottoscritto da tutte le 12 (in precedenza erano 13) Confederazioni maggiormente rappresentative, tranne due e, come tutti i contratti, necessita di una fase di integrazione di efficacia per arrivare alla sottoscrizione definitiva. Passi per il parere da parte del Consiglio dei Ministri ma, francamente, il vaglio della Corte dei Conti, benché prescritto dalla legge, sembra in questa circostanza davvero un orpello burocratico visto che non sono previste variazioni nella composizione dei comparti né, conseguentemente, oneri aggiuntivi per la successiva contrattazione di settore. Una variazione sostanziale che poteva essere attuata era quella relativa alle aziende ove prevale l’aspetto didattico, cioè le nove “aziende ospedaliere universitarie integrate con il Servizio sanitario nazionale” (i vecchi Policlinici a gestione diretta), da sempre nel comparto Istruzione e ricerca e a quelle dove prevale l’aspetto assistenziale – le diciassette “aziende ospedaliere integrate con l’università” – rimaste ovviamente nel comparto della Sanità. In merito, si era profilata l’idea di unificare tutte le aziende ospedaliere nella Sanità ma, come si è visto, non si realizzato nulla di ciò.