Rassegna Stampa

19 gennaio 2022

Ci mancava la peste suina africana

Fonte: scienzainrete.it

In Piemonte, lo scorso 6 gennaio è stato per la prima volta confermato il caso di una carcassa di cinghiale positiva al virus della peste suina africana genotipo II. Una malattia non pericolosa per l’uomo ma letale per i suini, che può avere gravi ricadute socioeconomiche e la cui origine è legata alle attività antropiche.

Ormai da due anni la nostra vita è scandita da informazioni sui virus, a causa della pandemia siamo bombardati da notizie su varianti, contagiosità e letalità. SARS-COV-2 certo è un virus che sta prendendo tutte le attenzioni mediatiche, a causa degli evidenti drammatici impatti sulle nostre vite. Molto più subdolo e meno sotto ai riflettori, per lo meno dei media nazionali, è invece un altro virus che malauguratamente ha fatto il suo ingresso nel nostro Paese: si tratta del virus responsabile della Peste Suina Africana (PSA), genotipo II, la cui presenza è stata registrata lo scorso 6 gennaio per la prima volta con il ritrovamento, nel comune di Ovada, in provincia di Alessandria, di una carcassa di cinghiale positiva al virus.

Il virus responsabile della PSA è un virus a DNA appartenente alla famiglia degli Asfarviridae, ed è responsabile di una febbre emorragica con un elevato tasso di letalità nei suini (sia maiali domestici che cinghiali). Non si tratta di una zoonosi, quindi non è trasmissibile alle persone, né ad altre specie animali, è specifica dei suini, ma ha sicuramente un importante impatto sulle attività umane perché a causa della sua devastante contagiosità e pericolosità è in grado di provocare ingentissimi danni economici a carico del settore suinicolo, oltre a limitazioni e ricadute di natura commerciale. Non esistono vaccini che mettano al sicuro i maiali, né cure, quindi nel caso di infezione è necessario provvedere all’abbattimento di tutti i capi dell’allevamento e alla distruzione delle carcasse. La prassi viene estesa alle aziende circostanti. Ma ovviamente le ricadute commerciali possono estendersi ben al di là della zona colpita, nel caso in cui Paesi terzi dovessero decidere di vietare l’ingresso a tutte le produzioni suine italiane, non riconoscendo il principio di regionalizzazione, comportando un crollo delle esportazione di carni e prodotti a base di carne suina.

19 gennaio 2022

Condividi: