Rassegna Stampa
18 marzo 2019
Autonomia differenziale
C’è sempre una prima volta: le ipotesi in campo
Fonte: Public Policy
ormalmente una decisione non è stata ancora presa. L’ultima parola sull’iter da seguire per l’attuazione del nuovo regionalismo differenziato spetta ai presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama – Roberto Fico ed Elisabetta Casellati – che ormai da giorni si stanno confrontando sul da farsi, anche con scambi a distanza (e non) con il Quirinale. A chiedere ‘spazi’ di autonomia (al momento) sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Le intese tra lo Stato e i tre enti sono state quasi raggiunte: le bozze circolano ormai da settimane, ma per la firma ufficiale mancano i pareri di alcuni ministeri: Ambiente, Trasporti e Salute. E non a caso sono dicasteri guidati da ministri M5s.
Tre sono le ipotesi in campo per la messa in pratica – per la prima volta – dell’articolo 116 della Costituzione, che contiene la nuova forma di regionalismo. Ma da Palazzo Chigi sembrerebbe arrivare un desiderata ben preciso: l’ipotesi di modifica delle intese da parte di entrambe le Camere, come avviene per le leggi ordinarie. Scelta che però solleva dubbi tra i giuristi e che sembrerebbe esclusa dagli stessi accordi preliminari con i tre enti territoriali, in quanto la strada indicata sarebbe quella che oggi già viene percorsa per le intese tra lo Stato e le confessioni religiose.
Una questione non facile da sbrogliare, in quanto è la prima volta che il nostro Paese si trova ad applicare parte dell’articolo 116 della Costituzione sulla cosiddetta ‘autonomia differenziata’, che permette particolari tipi di devoluzione di responsabilità alle Regioni virtuose e meritevoli tramite un’intesa tra Stato ed enti territoriali che ne fanno richiesta. L’iter da seguire non è chiaro e qualsiasi decisione verrà presa nella prossime settimane rappresenterà, di fatto, la prassi da seguire in futuro.