Rassegna Stampa

12 dicembre 2018

Autonomia differenziale

Bonaccini: autonomia differenziata per avere risorse certe e programmabili

Fonte: regioni.it

“Il percorso che abbiamo avviato nella precedente legislatura, per dare attuazione per la prima volta al III comma dell’art. 116 della Costituzione, rappresenta il tentativo di interpretare in modo più adeguato le sfide del governo regionale della società, per come è cambiata e sta cambiando”, lo ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini, intervenendo al Cnel in occasione della presentazione del volume “La finanza territoriale. Rapporto 2018” (curato da Ires, Irpet, Srm, Polis Lombardia, Ipres e Liguria Ricerche).

“Abbiamo lavorato ad un progetto – condividendolo con gli enti locali e con le parti sociali – che definirei di ‘autonomia per fare cosa’. La nostra proposta – ha speigato Bonaccini – è legata a obiettivi di governo: dalla rigenerazione urbana alla messa in sicurezza del territorio, dalla realizzazione delle infrastrutture all’incrocio tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, dalla riforma della governance del sistema territoriale al sostegno all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese, ecc. Per ciascuno di questi obiettivi qualificanti ci siamo chiesti non di quanta autonomia, ma di quali strumenti abbiamo bisogno come governo regionale per fare meglio”. Ed è per questi motivi che “non abbiamo chiesto tutto, tutta l’autonomia possibile per tutte le materie. Abbiamo invece cesellato proposte analitiche per 15 materie piuttosto che autonomia per le 23 materie possibili.

L’autonomia non va a peso e non si misura col righello, nella nostra idea. Al contrario, indicato l’obiettivo, va poi scelto lo strumento più appropriato”. “Noi non chiediamo mai il trasferimento alla Regione di pezzi della macchina pubblica statale, di uffici e personale, per intenderci”.
“Io vorrei – ha proseguito Bonaccini – che la Regione e lo Stato, ciascuno da protagonista attivo, potessero programmare i fabbisogni degli organici per la necessità della nostra comunità. Vorrei poter programmare, ad armi pari, attraverso strumenti e prerogative adeguate, e avere certezza di risorse nel tempo”.

E riferendosi proprio alle risorse Bonaccini la sottolineato che “la questione dirimente non è neppure la battaglia per 1 euro in più: a me interessa avere risorse certe e programmabili nel tempo con cui realizzare queste politiche” e “voglio poter indirizzare le mie politiche e la mia offerta di servizi verso i migliori standard europei, visto che la mia Regione, nei fatti, compete coi territori più avanzati d’Europa e del mondo, non con una Regione vicina o lontana del Paese”.
Un percorso ed un approccio che hanno una peculiarità: la loro “riproducibilità anche per le altre regioni. Se costruisco forme più virtuose di programmare i servizi, di organizzare la risposta ai cittadini e alle imprese, se realizzo una collaborazione più efficace tra Stato e Regione, e tra Regione ed Enti Locali, sto facendo un servizio al sistema, non una battaglia di potere”.

“Il percorso avviato – ha aggiunto il presidsente dell’Emilia-Romagna – ha avuto un primo approdo nel febbraio scorso con le pre-intese sottoscritte dal precedente Governo con tre Regioni, che stanno facendo da apripista: la nostra, la Lombardia e il Veneto. Con il nuovo Governo, con la ministra Stefani in particolare, la collaborazione sin qui è stata positiva: da luglio è iniziata la cosiddetta fase due, quella che dovrebbe portarci alla vera e propria Intesa. Abbiamo aperto molti tavoli di confronto tecnici, a partire dalle nostre proposte, con ciascun ministero competente.

Considerando il punto di definizione a cui siamo arrivati, effettivamente, si potrebbe chiudere l’Intesa molto presto, direi più settimane che mesi, ma ovviamente dipende dalla volontà politica. Del Governo intendo. Misuro anche le resistenze: quelle politiche, dentro e fuori il Governo; quelle delle strutture, perché nessuno cede a cuor leggero le proprie prerogative; quelle territoriali, perché altre opzioni rispetto a quelle che io vi ho indicato qui, hanno inevitabilmente suscitato preoccupazione e allarme in alcune parti del Paese. Io ho chiesto al Governo coerenza rispetto agli impegni che ha assunto. Tocca cioè al Governo adesso battere un colpo. E ho anche suggerito di non cercare scorciatoie e piccoli cabotaggi”.

“Ho visto che c’è una certa tendenza a trattare in modo separato con le tre Regioni. Intendiamoci, in parte è inevitabile, avendo tre progetti legittimamente diversi; e tuttavia, essendo per tutti una prima volta, avrei ritenuto preferibile accompagnare gli approfondimenti specifici con alcuni affidamenti collettivi, in corso d’opera. Per dare il senso che si lavora per tutti e per un progetto replicabile. Credo sarebbe un segnale utile anche per fugare alcuni dubbi e resistenze che prima ho ricordato”.

Si è poi scelto di “discutere delle materie ma non dei soldi, per dirla chiaramente. Comprendo la ragione, ma segnalo che rinviare questa parte, fare “come se”, alla fine ti consegnerà più problemi, non meno. Mi pare che si vada ad istituire una commissione paritetica, forse col passaggio al Senato della legge di Bilancio, vedremo. Per me la questione resta dirimente nei termini che prima ho indicato, anzitutto di certezza e programmabilità delle risorse”.

Nel corso del dibattito al Cnel si sono poi affrontati alcuni dei dati di fondo emersi nello studio “La finanza territoriale. Rapporto 2018″. Al centro del rapporto, che esamina ogni anno l’andamento della congiuntura economica, finanziaria e normativa per le sue ripercussioni sugli assetti della finanza decentrata mettendo in evidenza i principali cambiamenti intervenuti dal 2008, periodo in cui le amministrazioni territoriali sono state travolte da molti cambiamenti. All’iniziativa, svoltasi a Roma nel Parlamentino del Cnel alla presenza di Tiziano Treu, presidente Cnel, e moderata da Luca Gandullia (Liguria Ricerche), sono interventi, tra gli altri, oltre al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, Santino Piazza (Ires Piemonte), Patrizia Lattarulo (Irpet), Angelo Grasso (Ipres), Vincenzo Provenzano (Universita’ di Palermo – AISRe), Bruno Bises (Universita’ Roma Tre, SIEP), Stefano Piperno (Centro studi sul federalismo, IRES Piemonte), Adriano Giannola (SVIMEZ)”

“Le spese correnti secondo il conto economico delle Amministrazioni locali – si legge nel Rapporto – sono in crescita nel 2017, toccando i 213,4 mld di euro, pari a +0,4% rispetto al 2016 e +2,6% rispetto al 2015. Le spese in conto capitale delle Amministrazioni locali pero’ si riducono anche nel 2017 arrivando a 25,8 mld di euro (-9,1% rispetto al 2016 e -19,8% rispetto al 2015) con una riduzione generalizzata per tutte le voci che le compongono”.
La novita’ del Rapporto 2018 – come ha testimoniato l’intrevento di Bonaccini – sta nella delicata questione del regionalismo differenziato e nella richiesta di tre regioni di aumentare l’autonomia legislativa ed amministrativa in alcune materie. Forse, come scrive il Rapporto, non sempre a maggiori funzioni corrispondono maggiori trasferimenti di risorse economiche, ma certo e’ che ne derivano maggiori responsabilità. È molto positivo che tre regioni che sono tra le piu’ virtuose ed efficienti si pongano come modello evolutivo per le altre e per il Paese. È importante anche che abbiano come obiettivo l’istruzione, la sanita’, il lavoro e l’ambiente, cardini intorno ai quali ruota lo sviluppo. “Come presidente del CNEL esprimo l’auspicio – ha detto Treu – che né oggi né in futuro vi siano spinte centrifughe o scatti in avanti che aumentino il divario territoriale. Come si sta ribadendo a livello europeo, le politiche per la coesione sociale, ma anche le scelte di sviluppo sostenibile richiedono un approccio ampio e unitario”. “Anche nel 2017 le azioni normative intraprese dal governo centrale a partire dal 2016 al fine di incrementare gli investimenti locali – ha detto Treu aprendo i lavori – sono risultati inefficaci, nonostante il livello di attenzione prestato alla continua riduzione di tale voce sia stato sempre molto elevato”.

Oltre all’analisi congiunturale della finanza territoriale, la ricerca esamina le possibili cause della mancata efficacia della politica di rilancio degli investimenti degli enti locali e descrive gli strumenti, e l’utilizzo, del finanziamento degli investimenti negli stessi enti, fotografando lo stato attuale dell’autonomia tributaria regionale attraverso un’analisi dell’Irap a vent’anni dal decreto legislativo n. 446/97. Nella parte monografica del Rapporto 2018 si approfondiscono i temi del regionalismo differenziato. Nel febbraio del 2018, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno sottoscritto un accordo preliminare con il Governo per l’attuazione di condizioni speciali di autonomia. Nonostante la diversa capacita’ amministrativa delle regioni nel nostro Paese e nonostante le differenze territoriali, legate anche alle capacita’ fiscali, quasi tutte le regioni hanno comunque avviato almeno azioni preliminari.

12 dicembre 2018

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