Rassegna Stampa

17 marzo 2020

Esperto Oms, mortalità Italia cala se più tamponi

Fonte: Agi

Il tasso di mortalità in Italia è più elevato perché, oltre ad avere una popolazione più anziana, non si stanno testando e di conseguenza isolando i casi più lievi. E’ questa, in estrema sintesi, l’analisi che il vice direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Bruce Aylward ha fatto sul “caso italiano” in un’intervista al New Scientist.

Ciò che sta accadendo in Italia e in molti altri Paesi in Europa è che stanno trattando i casi lievi a casa. In alcuni Paesi – dice – non li stanno nemmeno testando. Stanno dicendo che se hai la tosse e la febbre alta, resta a casa. Ma il problema è che non sanno di avere la malattia, non l’hanno confermata. Dopo un paio di giorni le persone si annoiano, escono a fare una passeggiata e fanno shopping e infettano altre persone. Se sai di essere infetto, hai maggiori probabilità di isolarti”.

Per Aylward, se circa il 60-80% delle persone colpite ha una malattia lieve o moderata e per questa viene tenuta a casa e non isolata, la diffusione del virus non si ferma. “In Cina, hanno scoperto che (questa strategia, ndr) non ha funzionato. Dovevano isolarli in ospedali, dormitori o stadi. L’obiettivo principale – spiega l’esperto – era impedire loro di annoiarsi”.

Certo, per Aylward, molto conta anche l’età della popolazione, come dimostra il tasso di mortalità inferiore in Corea del Sud. “Hanno una popolazione relativamente giovane -, dice – La popolazione di età superiore ai 65 anni nella Corea del Sud è di circa il 14 per cento, metà del Giappone e molto più bassa dell’Italia. Un tasso di mortalità di circa l’1 per cento, vicino a quello che stiamo vedendo in Corea del Sud adesso, è ciò che vediamo in una popolazione giovane”. E continua: “Ma il tasso di mortalità è cresciuto nel tempo. La cosa che vorrei ricordare, anche adesso in Corea del Sud, è che (il tasso di mortalità ndr) è ancora dieci volte superiore all’influenza stagionale”

Ma Aylward ribadisce che la situazione di emergenza in Italia non è tutta da ricondurre all’età della popolazione. “Ho visto alcuni dati dal Nord (Italia, ndr) che suggeriscono che circa un terzo dei casi sono gestiti a casa. Ciò significa che hanno ancora molti casi lievi che potrebbero non essere diagnosticati. Poiché hanno così tanto lavoro per prendersi cura dei malati, alcuni dei casi più lievi non vengono testati e diagnosticati ufficialmente. Questo è parte del problema”.

L’esperto dell’Oms ha riferito di aver parlato con l’Italia e che gli avrebbero detto: “Abbiamo messo in atto questi blocchi”. E Aylward ha risposto: “Fantastico, hai fatto la parte difficile, ora devi fare la parte davvero difficile, cioè assicurarsi che i casi siano effettivamente isolati”.

Secondo il vicedirettore generale dell’Oms, una quarantena efficace è essenziale per affrontare il coronavirus e questo non può avvenire senza effettuare anche test approfonditi per il Covid-19. E’ la lezione che possiamo imparare dalla Cina. “Per arrestare effettivamente il virus, (la Cina, ndr) ha dovuto eseguire test rapidi di qualsiasi caso sospetto, l’isolamento immediato di chiunque fosse un caso confermato o sospetto, e quindi ha dovuto mettere in quarantena i contatti stretti per 14 giorni in modo da poter capire se erano infetti”, spiega Aylward. “Quelle erano le misure che hanno fermato la trasmissione in Cina, non le grandi restrizioni di viaggio e i blocchi”, aggiunge.

Le dichiarazioni del vicedirettore generale dell’Oms arrivano anche dopo che il governo del Regno Unito ha annunciato che avrebbe effettuato i test per Covid-19 solo tra le persone ricoverate in ospedale, mentre no per le persone con sintomi lievi. A quest’ultime verrebbe chiesto di rimanere a casa. Un po’ come sta avvenendo in Italia.

17 marzo 2020

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