Rassegna Stampa

06 marzo 2019

Autonomia differenziale

Appello costituzionalisti a Colle, difenda ruolo Parlamento

Fonte: Agi

“Siamo fortemente preoccupati per le modalita’ di attuazione finora seguite nelle intese sul regionalismo differenziato e per il rischio di marginalizzazione del ruolo del Parlamento, luogo di tutela degli interessi nazionali”. Lo scrivono in un appello 30 costituzionalisti, secondo i quali “le ulteriori forme di autonomia non possono riguardare la mera volonta’ espressa in un accordo tra Governo e Regione interessata, avendo conseguenze sul piano della forma di Stato e dell’assetto complessivo del regionalismo italiano”.

Nel documento, predisposto dal professor Andrea Patroni Griffi, docente dell’Universita’ della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, e sottoscritto anche da tre presidenti emeriti della Corte costituzionale (Francesco Amirante, Francesco Paolo Casavola e Giuseppe Tesauro), si rileva che “nel testo dell’articolo 116, terzo comma, come introdotto dalla riforma costituzionale del 2001, si prevede ‘una legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119’ e che ‘la legge e’ approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata’: questa disposizione va letta coerentemente con i principi di unita’ e indivisibilita’ della Repubblica e con la funzione propria del Parlamento di tutelare gli interessi di tutti i cittadini e di tutte le Regioni”.

Secondo i costituzionalisti, infatti, “in assenza di una legge generale che stabilisca le condizioni del regionalismo differenziato e che eviti un’attuazione disordinata dello stesso, e in assenza di ogni dibattito preliminare, e’ importante sottolineare come lo stesso articolo 116 terzo comma presupponga un ruolo positivo del Parlamento nella definizione del regionalismo differenziato: i parlamentari, come rappresentanti della Nazione, devono essere infatti chiamati a intervenire, qualora lo riterranno, anche con emendamenti sostanziali che possano incidere sulle intese, in modo da ritrovare un nuovo accordo, prima della definitiva votazione sulla legge”. Inoltre, si spiega ancora nel documento, non ha “alcun senso ricondurre questo procedimento alla legge di ratifica di trattati internazionali.

Anche nell’approvazione dei primi Statuti del 1972 il Parlamento svolse un ruolo incisivo” Dunque “l’approvazione parlamentare non puo’ essere meramente formale”.

Per questo, i 30 costituzionalisti firmatari fanno “appello al presidente della Repubblica, ai presidenti e componenti delle Camere affinche’ garantiscano il ruolo del Parlamento anche rispetto alle esigenze sottese a uno sviluppo equilibrato e solidale del regionalismo italiano, a garanzia dell’unita’ del Paese”. Sull’argomento della si e’ gia’ svolto nelle scorse settimane un incontro tra il Presidente della Repubblica e i presidenti dei due rami del Parlamento, durante il quale il Capo dello Stato avrebbe caldeggiato un esame accurato da parte delle Camere, ma avrebbe fatto notare che la decisione spetta eminentemente ai due presidenti.

Ovviamente il Capo dello Stato non potra’ rispondere all’appello dei costituzionalisti, come mai lo ha fatto in passato, ma non e’ un mistero che sul tema delle autonomie e’ da tempo attento osservatore e ha notato che nelle ultime settimane c’e’ stato minore interesse verso queste riforme. Sul tema si sono gia’ espressi tutti i partiti, diverse regioni, molte parti sociali e oggi anche il segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha spiegato di non avere “nulla contro forme di autonomia” ma si e’ unito a quanti temono che si possano alimentare nuove divisioni.

06 marzo 2019

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