Rassegna Stampa

03 marzo 2019

Autonomia differenziale

Più autonomia nell’unità (che non è il centralismo)

Fonte: Corriere.it

Soltanto un forte processo unificatore può evitare il rischio, tutt’altro che remoto,
di un sottosviluppo permanente delle aree più disagiate

Nell’ormai lontano 22 ottobre 2017 non si poteva certo supporre che il referendum consultivo appena tenutosi in Lombardia e Veneto per conseguire maggiore autonomia, potesse costituire un pericolo per la tenuta dell’attuale governo che, all’epoca, era difficile solo immaginare potesse essere costituito con un contratto tra due forze politiche non propriamente caratterizzate da affinità elettive. Le consultazioni, come è noto, hanno assegnato una ampia vittoria al «sì» anche se l’affluenza, soprattutto in Lombardia, non è stata quella sperata essendosi fermata al di sotto del 40%.

Nonostante la tempestività con la quale le Regioni interessate hanno dato avvio alla procedura per la definizione nel dettaglio delle modalità di trasferimento a loro carico delle venti materie di competenza concorrente e delle tre esclusive dello Stato, la questione è entrata nel vivo soltanto da poco tempo. Tuttavia, pur essendo verosimile che una maggiore autonomia possa produrre nell’immediato dei vantaggi per gli enti richiedenti, il cui numero proprio per questa illusione ottica è in aumento, nel tempo sarebbe disastrosa per l’Italia nel suo complesso se venisse attuata con le modalità funzionali e strutturali richieste.

 

03 marzo 2019

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