Rassegna Stampa
11 febbraio 2025
Salute per tutti, salute globale = OMS?
Fonte: scienzainrete.it
Presentata a gennaio 2025 la più impegnativa proposta di riforma dell’Organizzazione mondiale della sanità, in parallelo con la furia distruttrice avviata dalla nuova amministrazione Trump. Sarà possibile e sostenibile, considerando tra l’altro che una riorganizzazione strutturale deve passare dallo scambio e dalla condivisione delle conoscenze scientifiche con l’intera comunità globale?
Il 29 maggio 2020, il presidente Donald Trump annunciava che gli Stati Uniti avrebbero interrotto i rapporti con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e reindirizzato i fondi alle priorità sanitarie globali degli Stati Uniti. A giustificazione del provvedimento la cattiva gestione da parte dell’OMS della pandemia di Covid-19, l’incapacità di adottare azioni urgenti in altre crisi sanitarie globali e l’insufficiente indipendenza dalla politica degli Stati Membri con maggior potere decisionale. Il provvedimento, tuttavia, non fece in tempo a essere attuato perché era arrivato a ridosso della fine del mandato (20 gennaio 2021) della prima amministrazione Trump. Succedendo a Trump, Joe Biden venne eletto (anche) per il fallimento del suo predecessore nel contenere la pandemia che minacciava la salute globale e la sicurezza nazionale. Il nuovo presidente fu quindi costretto a sostenere il diritto fondamentale alla salute e alle cure come bene pubblico globale, dichiarato (anche) dalla Costituzione dell’OMS. Favorita, inoltre, dai limiti normativi nazionali e internazionali delle procedure per ritirarsi dall’OMS, l’amministrazione Biden ha quindi “ritirato” il ritiro di Trump.
Il 20 gennaio 2025, all’atto del suo nuovo insediamento, il presidente degli Stati Uniti ha riconfermato il ritiro dall’OMS, con le stesse motivazioni del 2020, cui ha aggiunto la continua richiesta da parte dell’OMS di pagamenti onerosi per gli Stati Uniti, ben sproporzionati rispetto a quelli stimati di altri Paesi, come per esempio la Cina, che con una popolazione di 1,4 miliardi (300 volte la popolazione degli Stati Uniti) contribuisce all’OMS per quasi il 90 percento in meno dell’amministrazione americana.
Quattro, quindi, i punti essenziali a giustificazione del provvedimento: l’inefficienza a gestire le emergenze sanitarie globali, l’incapacità ad attuare interventi urgenti, la mancata indipendenza dell’Organizzazione dall’influenza politica di alcuni Stati Membri, i costi onerosi e iniqui di partecipazione per gli Stati Uniti.