Rassegna Stampa

18 settembre 2024

Dl liste d’attesa. “Una norma senza visione”. Le ragioni di chi non crede al nuovo decreto approvato

Fonte: aboutpharma.com

Nonostante la marcia indietro sull’organismo di controllo a livello centrale nelle mani del ministero della Salute, previsto nell’emendamento poi cancellato all’articolo 2 del decreto legge per la riduzione delle liste d’attesa, permangono “incoerenze e criticità che rendono inefficace, e di fatto inutile, l’intero impianto normativo”. Questo il commento di Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome.

Risorse per il personale
Prima tra tutte le criticità sollevate dalle Regioni c’è la ricerca di fondi per pagare i sanitari che saranno chiamati alle prestazioni aggiuntive. “Non si può prescindere – spiega Donini – dalla disponibilità di adeguate risorse aggiuntive sia economico-finanziarie che di risorse umane. Faccio riferimento, per essere chiari, all’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati, all’assunzione di personale e al ricorso di prestazioni aggiuntive, allo svolgimento di attività sanitaria in orario notturno, prefestivo e festivo, agli indispensabili adeguamenti tecnologici e agli aggiornamenti informatici. Tutte misure – rileva – che hanno assolutamente bisogno di un’adeguata disponibilità di risorse economiche e di personale per trovare concretezza.

Però è evidente a tutti che la relazione tecnica del ministero non ha quantificato i maggiori oneri attesi a fronte delle risorse disponibili a legislazione vigente e al reperimento delle risorse eventualmente mancanti”.

Per gli amministratori locali non è un dettaglio da poco. Anzi, è il cuore della questione. Le risorse che il Governo indica, infatti, potrebbero essere già state utilizzate dalle Regioni secondo Donini: “Così come già successo nel 2023 per l’attuazione dei propri Piani regionali e provinciali di contenimento dei tempi di attesa. In questo caso, quindi, il decreto sarebbe privo di qualunque finanziamento. Considerato poi che il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale è notoriamente sottodimensionato rispetto alle necessità e sta determinando serie difficoltà in tutte le Regioni. Ne consegue – commenta – che le Regioni stesse non siano nelle condizioni di finanziare il costo di misure e interventi aggiuntivi”.

18 settembre 2024

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