Rassegna Stampa

30 luglio 2024

Pubblico Impiego. La surreale contrattazione per il triennio 2022-2024

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La situazione dei rinnovi dei Ccnl del triennio 2022-2024 è davvero interessante e rivela come sia andato definitivamente in crisi il sistema della contrattualizzazione del lavoro pubblico.

Partiamo da un presupposto: il costo complessivo del lavoro pubblico è una voce importante della spesa pubblica, oscillante tra il 17% e il 20% del totale, a seconda dell’andamento delle contrattazioni e dell’andamento del Pil.

Pertanto, ragionare di contratti del lavoro pubblico implica anche incidere fortemente sulla politica economica. Questa è la ragione fondamentale per la quale l’autonomia di diritto privato dei datori pubblici è molto limitata. Tanto è vero che è esercitabile solo nei limiti di finanza pubblica, fissati con le leggi bilancio e da lì non si può muovere, anche se gli indici di rivalutazione del lavoro (attualmente opera l’Ipca) dovessero, se applicati pedissequamente, comportare importi connessi ai rinnovi ben più alti.

Abbandonata la premessa, stiamo ai fatti. Il primo elemento, ormai conclamato e costante, di crisi del modello contrattuale è segnato dal ritardo cronico della contrattazione. Purtroppo è un tratto comune anche al mondo del lavoro privato.

Siamo ormai nella seconda metà del 2024 e sono appena partite le prime trattative per la sottoscrizione dei Ccnl dei comparti Funzioni locali e Funzioni centrali. Si ribadisce: il triennio considerato è il 2022-2024, quindi se andrà bene a fine anno forse qualche contratto sarà rinnovato poco prima della fine del triennio regolato, ma la gran parte vedranno la luce a triennio scaduto.

30 luglio 2024

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