Rassegna Stampa

16 aprile 2024

Reversibilità, aliquote e uscite anticipate: pensioni a rischio nella manovra 2025

Fonte: sanita24.ilsole24ore.com

Credevamo che con l’approvazione del Def, il documento di programmazione economica si potessero conoscere gli interventi finanziari del Governo per l’anno 2025. Ma il documento, piuttosto snello, indica solo un quadro tendenziale senza indicare obiettivi peraltro di difficile realizzazione nella situazione di difficile reperimento delle risorse. Risorse che, ovviamente nei ministeri si stanno pensando come recepire con sempre più sospetti tagli di spesa.

Il capitolo previdenza sembrava sparito dall’agenda di governo. Ma non dall’orizzonte degli eventuali recuperi di finanza. E’, infatti, semplice intervenire su questo settore conoscendo gli aspetti strutturali dello stesso. Età delle coorti in attesa del pensionamento, importi delle pensioni in essere, numero dei pensionati. Il tempo delle baby pensioni è ormai lontano. Anche se non più tardi di un anno e mezzo fa erano ancora oltre 330mila gli assegni pagati dall’Inps a persone andate in pensione nel 1980, o ancora prima, grazie a requisiti di eccessivo favore. Ma, nonostante la lenta salita dell’asticella anagrafica previdenziale per effetto del ciclo di riforme degli anni ’90 e Duemila, che si è di fatto concluso con la legge ”Fornero”, peraltro interessata da diverse deroghe a colpi di Quote, resiste il folto gruppo delle cosiddette pensioni giovani, o quasi. Dall’ultimo monitoraggio dell’Inps sui flussi di pensionamento emerge che, al netto dei dipendenti pubblici, è destinato a soggetti con un’età inferiore ai 64 anni il 17,5% dei 17,7 milioni di trattamenti complessivamente erogati dalle gestioni dei lavoratori privati ed autonomi dell’ente (per un costo di 248,7 miliardi) a tutto il 1° gennaio 2024. Si tratta di 3,1 milioni di assegni, con una quota significativa di “invalidità”, che lievitano a oltre 5,4 milioni considerando anche la fascia di beneficiari tra 65 e 69 anni.

16 aprile 2024

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