Rassegna Stampa

03 settembre 2023

Statali, per il contratto si profila un altro blocco. Già dimenticata la sentenza della Consulta

Fonte: pamagazine.it

C’è un grande assente nel dibattito politico di questi mesi: il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per lo più scaduti nel 2021 (restano, infatti, ancora piccole aree in cui il rinnovo è atteso addirittura dal 2019). Di sedersi a un tavolo con i sindacati per avviare le trattative non ne parla il presidente del Consiglio e nemmeno il titolare dell’Economia o qualche altro ministro, nonostante lo Stato nelle sue articolazioni centrali e periferiche sia di gran lunga il più importante datore di lavoro della nazione, con oltre 3 milioni e 200 mila dipendenti. Qualche cenno al problema lo ha fatto solo il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, per evidente responsabilità diretta nella materia, ma le sue rare dichiarazioni rappresentano più che altro un modo elegante di mettere le mani avanti. Lo si capisce leggendo proprio l’intervista rilasciata a PA Magazine ad inizio agosto, nella quale è stato lo stesso ministro a chiarire che l’impegno “a reperire le risorse per avviare i rinnovi” ha un orizzonte ben più lungo di quello rappresentato dalla prossima manovra finanziaria, visto che “sono state necessarie ben quattro leggi di bilancio per chiudere l’ultima tornata”.

La realtà è che si prospetta una manovra di almeno 30 miliardi, pesante sul piano del reperimento delle risorse ma ben lontana dalla capienza necessaria a coprire le promesse elettorali e le aspettative innescate, così addio Quota 41 tanto cara a Matteo Salvini, al massimo sul capitolo pensioni ci sarà un rinnovo della Quota 103 (quella che permette di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi). Anche il dossier fiscale sarà rimandato a tempi migliori, già è complicato confermare il taglio del cuneo per i redditi meno bassi, che da solo costa una decina di miliardi e se non venisse prorogato finirebbe per tagliare a qualche milione di lavoratori di 80-100 euro lo stipendio di gennaio (impensabile a pochi mesi dalle elezioni europee), inoltre c’è da coprire la detassazione delle tredicesime, altra misura tanto sbandierata. C’è poi da garantire qualche intervento per le famiglie, del resto la premier Giorgia Meloni s’è esposta troppo su questo fronte e quindi vanno trovati i fondi per un nuovo bonus per il secondo figlio e le agevolazioni per le madri con numerosa prole.

03 settembre 2023

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