Rassegna Stampa
09 novembre 2022
Dal reintegro dei sanitari “no vax” al Ccnl del comparto: la “cattiva abitudine” della clausola di invarianza finanziaria
Fonte: sanita24.ilsole24ore.com
Nel primo decreto legge adottato dal nuovo Governo, è possibile trovare una locuzione ormai del tutto tradizionale e consolidata nelle disposizioni legislative. Il Dl n. 162 del 31 ottobre scorso con l’art. 7 ha disposto, come è noto, la cancellazione dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario e, con il successivo art. 8, ha precisato che “dall’attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Ora, se circa 1.200 operatori sanitari rientrano in servizio due mesi prima rispetto alla prescrizione normativa del 2021, come si fa a sostenere che non esiste un “maggiore onere”? Gli stipendi da ripristinare non sono certamente un “nuovo onere” ma “maggiore” senz’altro.
Scenari normativi come questo sono sempre più frequenti, ma il legislatore si dimostra tanto severo quanto insensato. Si pensi soltanto a uno degli argomenti più recenti, quello dell’etica pubblica: l’art. 4 della legge 79/2022 impone a tutte le pubbliche amministrazioni di svolgere una formazione obbligatoria sulla tematica ma, precisa, “nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente”. Risalendo indietro nel tempo, una legge importante come quella sulle violenze nei confronti dei sanitari (legge 113/2020), contiene all’art. 10 la solita precisazione riguardo alla “clausola di invarianza finanziaria”, nonostante che a livello di prevenzione delle violenze i costi siano ovviamente presenti e ingenti.
Anche i contratti collettivi non sfuggono a questa logica, perché con il nuovo Ccnl del Comparto, trattando degli obblighi e agli oneri legati alla Ecm (“garantiscono l’acquisizione”), sono state implementate le seguenti tematiche su cui formare il personale: