Rassegna Stampa
07 giugno 2021
Chi ha ucciso l’app Immuni e perché
Fonte: italian.tech
Le ragioni del fallimento dell’app di contact tracing, lanciata esattamente un anno fa, analizzate dagli addetti ai lavori. Le colpe di un sistema di salute pubblica che non ha mai creduto nelle potenzialità del tracciamento. Con la politicizzazione e la strumentalizzazione che hanno prevalso sulla necessità di creare un clima di fiducia intorno ai cittadini e all’applicazione
La storia di Immuni è perfetta per riassumere in un’unica vicenda alcuni degli errori più gravi commessi dal nostro Paese nel gestire l’epidemia dell’ultimo anno e mezzo. Il fallimento dell’applicazione di contact tracing, lanciata esattamente un anno fa, poggia infatti su una serie di problemi che periodicamente hanno limitato la risposta italiana all’emergenza. Finendo per tarpare le ali di uno strumento all’avanguardia, che avrebbe potuto dare il suo contributo nella lotta al coronavirus.
Il nostro Paese è stato il primo a dotarsi di un’applicazione per il tracciamento digitale dei contatti – la migliore mai uscita dalla nostra pubblica amministrazione – ma ad oggi è tra gli ultimi in Europa per i risultati ottenuti. Immuni era, ed è, solo un tassello in un sistema di salute pubblica che non ha mai creduto fino in fondo nelle potenzialità del tracciamento, con il Ministero della Salute e le regioni impegnate a litigare su chi dovesse prevalere nella gestione della sanità, dimenticandosi che senza il caricamento dei codici l’applicazione sarebbe rimasta silenziosa. E, dati alla mano, così è stato, con la politicizzazione e la strumentalizzazione che hanno prevalso sulla necessità di creare un clima di fiducia intorno ai cittadini e all’applicazione.
Per ricostruire tutti i passi falsi fatti da Immuni, ma anche quelli di successo, abbiamo parlato con alcuni dei protagonisti principali di questa storia, dalla ex ministra per l’Innovazione digitale e la Transizione digitale Paola Pisano ad esperti e scienziati, dai membri della task force che hanno valutato oltre trecento candidati per il contact tracing digitale a chi lavora nel sistema sanitario locale.