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Tutti dicono di avere a cuore la sanità pubblica, ma tutti si girano dall’altra parte mentre il SSN sta agonizzando
FVM diffida Regioni e Aziende sanitarie dall'utilizzare i cd "medici gettonisti"
Categoria: Comunicati, Lavoro e Professione
Tutti dicono che hanno a cuore la sanità pubblica, ma tutti si girano dall’altra parte mentre il SSN sta agonizzando.
Qualcuno si fa i selfie vicino al capezzale, altri continuano a vendere lezioni di management, le regioni chiedono soldi al governo, tutti in Parlamento si stracciano le vesti dimentichi delle responsabilità storiche, il ministro della salute ascolta tutti e chiede comprensione per i suoi ristretti margini di manovra economica. I cittadini che possono farlo si curano pagando di tasca loro la sanità privata o attraverso la sanità privata accreditata la cui concorrenza al SSN è finanziata dal SSN.
Abbiamo deciso di diffidare regioni e aziende sanitarie perché, grazie alle rilevazioni dei NAS, mandati dal Ministro della salute Schillaci, sull’uso delle risorse e sul reclutamento del personale sanitario riteniamo superata ogni misura.
Non è più possibile sopportare il danno e la beffa insieme.
Governo e Regioni sanno benissimo che il Servizio Sanitario Nazionale (ormai Regionale) è in crisi per mancanza di medici, veterinari e sanitari (oltre a infermieri e professionisti della salute) ma ben si guardano di fare due cose giuste e necessarie: eliminare il tetto di spesa per il personale con un intervento legislativo urgente; riportare le risorse che oggi vengono sperperate sotto forma di “servizi acquistati” per pagare a cifre iperboliche i sanitari a gettone, cifre che sono così elevate da essere irraggiungibili e offensive per chi lavora nel SSN come dipendente, per assumere giovani medici e sanitari.
Abbiamo deciso di diffidare oggi i suddetti amministratori e gestori proprio in concomitanza con l’apertura della contrattazione nazionale del personale dirigente medico, veterinario e sanitario.
Lo abbiamo ritenuto un gesto dovuto ai nostri colleghi sia sul piano giuridico che politico e morale.
Noi apriremo il 2 febbraio 2023 una contrattazione per il triennio 2019/2021, e questo è già di per sé ridicolo se pensiamo che oggi le prestazioni sanitarie hanno quotazioni sul mercato privato che aumentano quotidianamente e sul quale le Aziende sanitarie, con l’avallo delle Regioni, spendono senza limiti.
E le stesse Regioni che contrattano con noi il lavoro che sarà pagato nei prossimi anni al valore del 2019, si presentano al tavolo ARAN senza alcuna risorsa appropriata per il triennio 2019/2021, e men che meno adeguate alle esigenze del 2022 e seguenti che comunque saranno divorate da un’inflazione del 9% nel 2022 che diventerà più del 12% nel 2023.
A questo si aggiunga che il contratto 2022/2024 non ha ancora alcuna copertura finanziaria.
Le Aziende sanitarie vivono perché i sanitari producono prestazioni e cure.
Nessuno dei sanitari italiani dipendenti del SSN si è tirato indietro nel corso della pandemia, ma un conto è l’abnegazione, un altro conto è la schiavitù, ancora vietata in questo nostro Paese.
Gli angeli della sanità avranno il 4% in più e una mensilità in meno, ma lavoreranno molte ore in più del dovuto che non saranno pagate. Nel mentre le Aziende del SSN, vittime di una programmazione concertata tra Stato/Regioni/Università, si trovano in carenza di personale e aprono al mercato delle prestazioni a gettone e offshore (medici extracomunitari per intenderci, talvolta non iscritti all’Ordine e non abilitati) pagando in modo offensivo cifre iperboliche che consentono a un gettonista di guadagnare in meno di una settimana quello che un primario guadagna a fatica in un mese.
Se il disagio sociale determinato da un SSN in agonia non fa più notizia, se il disagio dei professionisti della salute non riesce a promuovere nessuna soluzione, se le manifestazioni di piazza si arenano dinanzi alla apertura di una contrattazione inconsistente, allora vorrà dire che tutte le contraddizioni del sistema si restringono a una giaculatoria e a una difesa dei diversi e modesti “particulare”.
FVM ha intenzione di tenere viva la vertenza per la difesa del SSN e ha deciso di aprire la contrattazione con questa diffida (allegata) a Regioni e Aziende ed Enti del SSN per dire basta a un andazzo inaccettabile, per porre in capo a chi ne è l’artefice le responsabilità che ricadono ogni giorno sui nostri colleghi dipendenti, per dare uno stop allo spreco di risorse che servono solo a tamponare malamente i buchi degli organici, e per dare ai cittadini la possibilità di sottoscrivere i “consensi informati” che chiedono loro le Aziende del SSN, avendoli informati che il personale che li sta curando “a gettone” potrebbe sempre più spesso essere inidoneo alla funzione che esercita, come hanno dimostrato le verifiche dei Carabinieri NAS.
La salute e la vita delle persone può non essere una priorità della politica, trasversalmente incapace di liberarsi da un fatalismo inerte o conveniente ma comunque privatizzante, ma deve interessare e mobilitare sia i cittadini sia la magistratura, ordinaria e contabile, laddove si faccia strame di regole contrattuali, leggi e principi costituzionali.
Il confronto con il governo Meloni, pur con tutti gli sconti da accollare a chi governava prima, non può ovviamente disimpegnare le Regioni che, bipartisan, hanno di fatto gestito la sanità nel concreto.
La situazione difficile (guerra, inflazione, costo energia e materie prime) si somma tuttavia a errori che i Governi e le Regioni hanno commesso per incapacità o per sotteso disegno.
A ciascuno, quindi, le sue responsabilità politiche e giudiziarie, a cominciare da quanto attiene alla diffida che abbiamo inviato ufficialmente a tutti i soggetti coinvolti nel declino del SSN.
L’art. 32 della Costituzione merita una rilettura: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Se è la Repubblica il soggetto che deve tutelare la salute quale unico ed eccezionale “fondamentale diritto”, allora sia la Repubblica in tutte le sue forme che ne esprimono la potestà ad accertare se le istituzioni intermedie (Regioni e Aziende) stanno invece favorendo un mercato che non ha nulla a che vedere con quanto si legge sul sito del Ministero della salute: Sin dalla sua istituzione, il Servizio sanitario nazionale è stato caratterizzato dai principi di universalità ed eguaglianza, veri e propri assi portanti della riforma del 1978 che si apriva con l’affermazione espressa che “il Servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio”.
Dobbiamo anche mettere in guardia i nostri concittadini su proposte che sembrano allettanti ma che saranno una fregatura, per dirla in modo semplice. Ad esempio sul tema nebuloso del welfare aziendale, che, laddove proponga ai lavoratori contrattualizzati (e gli altri?) l’attivazione di polizze sanitarie, si conferma un ingannevole canale di privatizzazione del welfare nazionale: Oggi ti do una polizza per saltare le code del SSN e ti potrai curare nel privato accreditato o nel privato puro e ne sei contento, il SSN arretra su posizioni sempre meno performanti e soddisfacenti la domanda che intanto si riduce, ma tu che sei coperto dalla polizza non ti preoccupi. Domani, se la tua azienda chiude o ti licenzia, dovrai però tornare con tutta la famiglia e gli acciacchi della tarda età a farti curare da un SSN che intanto sarà sempre più asfittico, senza mezzi e senza personale a disposizione dei 6 milioni di poveri accertati dall’Istat e dei 15 milioni di poveri border-line (un quarto della popolazione della Nazione) che non potranno pagarsi una polizza e diventeranno disuguali anche rispetto a un diritto fondamentale. Senza dimenticare che, quando la sanità privata sarà la prima opzione, i prezzi delle polizze non saranno così invitanti come ora che stanno attirando clienti.
Poi c’è il tema dell’imposizione fiscale e del trattamento iniquo della dipendenza del SSN. Ricordando per soli sommi capi che l’evasione in Italia si aggira sui 120 miliardi l’anno (ci sta dentro un altro SSN), i trattamenti fiscali di favore in materia di detassazione del sistema privato accreditato rispetto ai dipendenti pubblici sul trattamento accessorio determinano una concorrenza sleale accentuata anche dalla selezione delle prestazioni sanitarie più remunerative. Occorre non penalizzare il servizio pubblico che, come dimostrato dalla pandemia, costituisce il principale presidio di tutela della salute, specialmente quando le esigenze della popolazione diventano non programmabili e urgenti e lo stato da una parte e il mercato dall’altra mettono i dipendenti del SSN in condizioni di offerta svantaggiata.
Nel discordo di fine anno il Presidente Mattarella ha detto:
“Nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in diverse coalizioni parlamentari. (…) Dal Covid – purtroppo non ancora sconfitto definitivamente – abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare. (…) Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive.”
Intendiamo con questa diffida “mettere in mora” chi effettivamente espone a rischio sia la salute degli utenti sia la responsabilità dei medici e dei sanitari dirigenti che quegli utenti hanno in carico.
Si tratta, anche, di un forte richiamo dell’attenzione dei nostri colleghi a non accettare ogni raffazzonata soluzione che comporti pericolo per loro e per i loro pazienti.
E in ultimo vogliamo rendere evidente il quadro di abbandono e disordine della sanità alle associazioni dei malati per unire le forze in una rivendicazione dei principi costituzionali della sanità pubblica.
La sanità pubblica è una priorità e un interesse nazionale che riguarda tutti gli Italiani.
Occorre quindi:
- Eliminare il tetto alla spesa per il personale
- Assumere i medici, i veterinari e i sanitari nelle graduatorie concorsuali bloccate
- Incentivare e defiscalizzare le prestazioni aziendali extra orario del personale in servizio
- Recuperare le risorse dirottate verso la sanità privata e accreditata per reimmetterle nel SSN
- Reindirizzare la spesa per medici a gettone e cooperative nella contrattazione del personale del SSN
- Assumere con contratto di formazione/lavoro i medici e i sanitari specializzandi.
- Superare la scarsa attrattività del lavoro nel SSN con particolare riguardo alle esigenze di genere e di conciliazione dei tempi di vita e lavoro
- Depenalizzare l’atto medico e remunerare i sanitari in media con gli altri Paesi del G7
- Incrementare con risorse extra contrattuali l’Indennità di specificità medica (ISM)
- Istituire e finanziare, in analogia alla ISM, l’Indennità di specificità sanitaria (ISS) per i non medici
- Ricostituire le strutture semplici e complesse e affidare gli incarichi professionali che offrono una essenziale opportunità di carriera
- Ridefinire il DM70 (e seguenti) per adeguare alla realtà il numero dei posti letto e delle Unità Operative
- Incentivare il lavoro in emergenza-urgenza, pronto soccorso e 118
- Difendere efficacemente dalle aggressioni, e nelle cause legali conseguenti, tutti i dipendenti
- Riflettere sulla (ulteriore) autonomia differenziata delle Regioni in sanità
- Ridefinire il finanziamento della sanità per la “guerra interna” contro la povertà e l’emarginazione
Dott. Aldo Grasselli
Presidente FVM