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Riforma Madia: fumo senza arrosto
Contratto presto sì! Contratto capestro no! Grazie!
Categoria: CCNL, Comunicati, Governo e Parlamento, Ministero della salute e SSN, Pubblico Impiego - PA
Contratto della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Ssn, il Governo non cambia rotta e inserisce un anarebus nel decreto sul pubblico impiego per prefigurare ipotesi infondate di finanziamento.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto che riforma il testo unico del pubblico impiego sul quale c’è intesa in sede di Conferenza Stato Regioni.
Si trattava di una occasione storica per invertire il segno alla politica sanitaria degli ultimi anni che ha de-finanziato i contratti, ha aumentato il precariato, ha ridotto l’erogazione dei LEA, ha aumentato i carichi di lavoro di chi è rimasto in servizio, ha impedito a migliaia di giovani medici, veterinari e sanitari di entrare nel mondo del lavoro pubblico, nella sanità pubblica.
Una sanità che vede le sue funzioni sempre più spesso esternalizzate in uno stillicidio che prelude ad una sempre più probabile e tangibile privatizzazione del mercato della salute.
In questo scenario sarebbe stato importante un testo unico del pubblico impiego che ripristinasse condizioni di retribuzione adeguate per i dipendenti pubblici cui è affidata la “mission fondamentale” che ancora pochi giorni fa il Presidente del Consiglio pro-tempore Gentiloni riconosceva al Ssn.
L’assalto alla dirigenza medica, veterinaria e sanitaria non si è fermato e continua in forma mimetica.
Il Governo ha varato il decreto sul testo unico del pubblico impiego tenendo in ostaggio il salario accessorio mediante il blocco dei fondi negoziali della dirigenza.
Nonostante alcune interpretazioni consolatorie, non c’è alcuna concreto miglioramento del testo che avevamo rigettato mesi fa.
L’Articolo 23 sul Salario accessorio è un pregevole mosaico di formule poco assertive e alquanto aleatorie.
Quello che è certo è che per “la valorizzazione del merito, e la qualità dei servizi” a decorrere dal 1° gennaio 2017 l’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale, anche di livello dirigenziale non possa superare il corrispondente importo determinato per l’anno 2016.
Dopodiché arriva la perla seguente: “tenendo conto della peculiarità del regime del personale cessato dal servizio in relazione alla retribuzione individuale di anzianità da valutarsi, nell’ambito della normativa vigente, in sede di atto di indirizzo e successiva contrattazione.
Un anarebus che dovrebbe soddisfare l’intera dirigenza della sanità dopo 8 anni di blocco contrattuale.
La RIA dei colleghi andati in pensione avrebbe incrementato i fondi aziendali di circa 200 milioni di euro, circa 110 per la dirigenza sanitaria.
Con quel “tener conto” non siamo soddisfatti. Anzi, siamo preoccupati che non sia stato adottato un piano di rilancio concreto e scritto a chiare lettere per il personale che assicura la tutela della salute ai 60 milioni di italiani.
Certamente la stagione dei contratti si deve aprire. Ma è anche una stagione politica quella che si apre con questa riforma da attuare, una stagione in cui nessuno dei sindacati che hanno a cuore i reali interessi dei lavoratori può accettare che si facciano trattative basate su dichiarazioni e articoli di legge elastici, interpretabili, inaffidabili.
Non siamo più disponibili a tacere ai cittadini lo stato di abbandono in cui versa la sanità pubblica. Non si trova soluzione per specializzare medici in proporzione al fabbisogno del turn over, non si stabilizzano precari storici, si sostituiscono i dirigenti con specialisti ambulatoriali assunti “a ore” come facessero le pulizie, non si assume dirigenza e si chiede a quella che resta in trincea di dare risposte a liste d’attesa che vengono imputate alla libera professione dei medici.
E’ ora che la narrazione del Ssn non sia solo uno scontro tra la difesa ideologica e i casi di malasanità, bisogna dire ai cittadini che chi ci sta governando predica bene e razzola male. Inneggia all’Ssn ma continua a strozzarlo drenando finanziamenti e illudendo con clausole bizantine i suoi lavoratori.
Chiediamo quindi al Governo e alle Regioni: Volete fare un contratto per pagarci meno di ieri?
Oppure volete dare un concreto riconoscimento contrattuale a chi lo merita perché ha retto il sistema sanitario pubblico mentre molti hanno continuato a derubarlo ?
Volete che dilaghi il “populismo” anche in sanità o volete dare a questo comparto una adozione politica per il futuro della sicurezza dei cittadini?
Aspettiamo atti concreti