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Prescrizione dei contributi pensionistici: niente allarmismi generalizzati. Attenzione a casi specifici.

Circolare COSMeD

Categoria: COSMeD, Previdenza

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La circolare INPS n 169 del 15/11/2017, che modifica la precedente analoga n. 94 del 31 maggio 2017, ha
allarmato i dipendenti pubblici in materia di prescrizione quinquennale dei contributi e conseguente
divieto di operare, trascorso il termine quinquennale, le sistemazioni contributive dopo il 31/12/2018.
Con recente messaggio di chiarimento del 14 agosto 2018 l’INPS ha tenuto a precisare invece che
per gli iscritti CPS/CPDEL (come sono i dipendenti del SSN e degli Enti Locali) le sistemazioni
contributive restano salve.

OCCORRE FARE UN PO’ DI CHIAREZZA.
Innanzitutto c’è da dire che va distinto se trattasi di mancata contribuzione perché il datore di lavoro non ha affatto versato i contributi dal diverso caso in cui gli stessi, seppur versati, hanno avuto una errata contabilizzazione per passaggio fra procedure informatiche (per esempio passaggio dati da INPDAP ad INPS).

Nel primo caso se l’omissione contributiva è relativa a periodi non antecedenti agli ultimi cinque anni, l’Ente dovrà provvedere al versamento. Se superiore invece ai cinque anni i contributi saranno irrimediabilmente prescritti e l’INPS costituirà a carico dell’Ente la rendita vitalizia (molto più onerosa per l’Amministrazione) ma il dipendente avrà tutto il diritto di vedersi conteggiato nella  pensione anche il periodo prescritto.

Nel secondo caso (errata contabilizzazione) l’Ente dovrà dare prova dell’avvenuto versamento. Sia nell’uno che nell’altro caso, a legislazione vigente, per il dipendente non c’è alcuna perdita da un punto di vista pensionistico. Avrà però la necessità di mostrare la prestazione di servizio resa (attraverso stati di servizio, cedolini stipendiali, provvedimenti amministrativi relativi al suo servizio) comunque effettuata.

Evitiamo quindi campagne allarmistiche o terroristiche, perché i dipendenti pubblici e i libero professionisti non hanno nulla da temere.

I dipendenti pubblici possono infatti chiedere la variazione della propria posizione assicurativa (RVPA) anche dopo il 31 dicembre 2018, termine che invece ha rilievo esclusivamente per i rapporti tra Inps e datori di lavoro pubblici, perché mutano le conseguenze del mancato pagamento contributivo accertato dall’Istituto. Dopo il 31/12/2018 (termine entro il quale le sistemazioni contributive saranno  possibili senza alcun effetto negativo anche per le Amministrazioni pubbliche) è bene tuttavia che con frequenza almeno annuale anche il dipendente pubblico verifichi sul sito INPS il corretto versamento da parte del suo Ente dei contributi in modo da poter segnalare tempestivamente entro il termine quinquennale di prescrizione la scopertura contributiva. Ciò non perché l’interessato perda un qualche diritto ma per evitare che l’ente sia poi costretto a pagare la rendita vitalizia che, rappresentando per le casse pubbliche un onere 4 volte maggiore, produce di riflesso un costo anche per il dipendente nella sua qualità di contribuente.

Diversa invece la situazione di chi ha lavorato in strutture private: è opportuno controllino il loro estratto conto Inps e ne chiedano correzione tassativamente entro il 31 dicembre 2018.

Bisogna infatti verificare che le attività svolte presso datori di lavoro privati abbiano un riscontro nella
contribuzione. E questo è importante non tanto per gli aspetti economici ma per recuperare l’anzianità del lavoro fatto che può determinare un anticipo nell’uscita pensionistica.

Al contrario, ripetiamo, il dipendente pubblico non ha problemi: al limite potrà verificarsi qualche problema in termini di tempo di calcolo della pensione, ma il diritto è sancito.

L’unica accortezza che vi consigliamo di avere è di capire quindi se nella vostra situazione contributiva ci
siano dei “buchi” prima di arrivare alla fatidica data della pensione.

Quindi è consigliabile collegarsi al sito dell’INPS e scaricarsi la propria posizione contributiva. Se ci fossero dei periodi mancanti richiedere all’attuale datore di lavoro di procedere alla loro sistemazione.
Ciò per i servizi fino al 31/12/2018.

Ripetiamo: dall’1/1/2019 è consigliabile fare un monitoraggio costante (almeno annuale) del sito INPS per verificare che le dichiarazioni contributive dell’Ente siano sempre complete per non dover rincorrere
contributi oltre il quinquennio di prescrizione.

Perché allora conviene avere i contributi in regola se non si corrono rischi?

1. Se è pur vero che il medico oggi non corre rischio di prescrizione, grazie a quanto dicono le circolari, siamo sicuri che domani un giudice non possa dire che per pubblico e privato valgano le stesse regole? Una circolare ci salverebbe?
2. Oggi i medici possono sapere se hanno i contributi versati o meno. Una loro inerzia nel non segnalare tali anomalie, non potrebbe essere considerata, domani da un giudice, come volontaria rinuncia ad intervenire?
3. Vedendo infine il problema da parte del medico, seppure oggi non corre rischi, perché non dovrebbe avere tutti i contributi versati ?Che vantaggio ha nel farli tenere nelle casse della azienda o ex azienda? Perché deve attendere l’anno prima della quiescenza per aggiustare le carte? Se muore, una vedova ed una figlia sono in grado di ricostruire la vita lavorativa fatta spesso di tanti lavori in posti diversi o alcuni contributi si perderanno?
4. Oggi l’INPS apparentemente non si rivale sul medico ma con le aziende che non hanno versato, ma senza una segnalazione del medico come fa? Se la azienda non ha pagato entro il 2018 l’INPS costituirà a carico dell’Ente la rendita vitalizia (molto più onerosa per l’Amministrazione). E’ interesse del SSN nazionale pubblico, casa nostra, che ciò accada? Che le aziende abbiano, negli anni a venire, un debito 4 volte superiore a quello che avrebbero versando entro l’anno i contributi?

Consigliamo quindi a ciascuno di voi:
1. collegatevi al sito (INPS o ENPAM o altre casse professionali), previa acquisizione delle credenziali e scaricate la vostra situazione contributiva;
2. controlli se tutti i versamenti sono regolari e congrui.

In particolare dovete controllare:
a) se il periodo di contribuzione riportato sia corretto (è possibile che abbiate lavorato per 8 mesi e
ne risultino solo 6);
b) anni mancanti, eventuali riscatti o ricongiunzioni andati a buon fine;
c) l’importo che risulta alla voce “Retribuzione ai fini pensionistici”: se lo ritenete basso o difforme da
quello degli anni precedenti dovrete confrontarlo con il CUD di quell’anno e segnalare eventuali difformità

3. Qualora viceversa si ravvisassero buchi contributivi:
a. inviate una lettera agli enti che non abbiano corrisposto ad INPS i contributi chiedendone l’immediato versamento;
b. recuperate il CUD di quegli anni facendo in tal modo una segnalazione all’INPS. Tale segnalazione è possibile farla direttamente nel sito dell’Inps allegando il CUD;
c. verificate ogni anno se sono state o meno apportate le correzioni segnalate; d. per eventuali lavori non soggetti a contribuzione INPS ex INPDAP come dipendenti delle pubbliche amministrazioni e non soggetti a contribuzione delle casse professionali (attività libero-professionali o convenzionate), quali ad esempio lavori come dipendenti di datori di lavoro privati, se non presenti nell’estratto contributivo segnalarlo tempestivamente all’INPS entro il 31 dicembre 2018 se anteriori a cinque anni.

Dott. Giorgio Cavallero
Segretario Generale Cosmed




Scarica gli allegati

Circolare INPS n 169 del 15/11/2017

Comunicato Inps 14 agosto 2018

La circolare COSMeD

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