Rassegna Stampa

Decifrare come il nuovo governo si muoverà sul fronte del Pubblico impiego non è semplice. Le indicazioni fino ad oggi emerse sono ancora poche. Persino la Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, appena pubblicata dal Tesoro, non aiuta a capire quali saranno le prossime mosse. A leggere però il documento del governo, sono per adesso più le ombre che le luci. Nel testo pubblicato e nei suoi allegati, non c’è traccia del conto della Pubblica amministrazione “programmatico”, quello che cioè recepisce nei numeri le politiche che il governo ha intenzione di portare avanti. La Nadef indica soltanto il “quadro tendenziale”, quello cioè a legislazione vigente. Si tratta della fotografia scattata alla Pubblica amministrazione in un certo momento e indica cosa succederebbe nei prossimi mesi se il governo non facesse nulla.

LA FOTOGRAFIA

Una fotografia per il pubblico impiego abbastanza buia. Dopo il picco di 188 miliardi di euro dei redditi da lavoro dipendente nella Pa, dovuti agli aumenti contrattuali e agli arretrati pagati alle funzioni centrali e quelli che saranno pagati alla Sanità (e forse alle funzioni locali), già il prossimo anno la cifra complessiva scenderà di un miliardo a quota 187. Un dato che, molto probabilmente, tiene conto dell’elevata probabilità che nel 2023 debbano essere corrisposti anche gli aumenti alla scuola e i relativi arretrati. Nel 2024 i redditi da lavoro dipendente nella Pubblica amministrazione scenderebbero ancora a 185 miliardi, ben tre in meno di quest’anno, per poi leggermente risalire a 186 miliardi nel 2025. Nella legislazione vigente disegnata dalla Nadef, dunque, non c’è il nuovo contratto del lavoro con gli aumenti per l 2022-2024. Questo non significa che il governo abbia intenzione di non fare nulla. Ma la mancata del “quadro programmatico” dei numeri cioè, che danno indicazione delle reali intenzioni, appare un segnale di difficoltà.