Rassegna Stampa
30 novembre 2021
I vaccini proteggono da long COVID? Cosa dicono i dati
Fonte: lescienze.it
I vaccini riducono il rischio di sviluppare COVID-19, ma gli studi non sono concordi sulla loro capacità di difendere dalla cosiddetta sindrome long COVID, caratterizzata da una serie variabile di sintomi, dall’affaticamento estremo alla “nebbia” mentale e all’affanno respiratorio
In condizioni normali, le cliniche di riabilitazione neurologica del fisioterapista David Putrino seguivano una cinquantina di persone a settimana per la cura di condizioni quali il dolore cronico, la malattia di Parkinson e le lesioni da sport. Poi è arrivata la cosiddetta sindrome “long COVID”.
Oggi l’Abilities Research Center del Mount Sinai Hospital a New York, una delle tre cliniche dirette da Putrino, ha in cura altre 50-100 persone a settimana che si trovano ad affrontare problemi quali affaticamento estremo, difficoltà di respiro, o di concentrazione, o uno qualsiasi dei tanti altri sintomi di long COVID, la sindrome persistente e poco compresa che può manifestarsi dopo l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il fisioterapista conta 1600 clienti con long COVID, più altri in lista d’attesa.
Putrino ha notato che anche un ciclo di vaccinazione completo non riesce necessariamente a proteggere da questa sindrome. Molti dei suoi clienti erano stati contagiati prima dell’introduzione dei vaccini e lottavano con questi sintomi da un anno o più quando si sono rivolti a lui. Ma tra i pazienti ha contato anche una dozzina di persone con long COVID che erano state contagiate dal coronavirus dopo essere state vaccinate. “Sono casi considerevolmente meno comuni rispetto a quelli tra persone non vaccinate, però esistono”, afferma Putrino, secondo il quale con il passare dei mesi il numero di casi del genere che si presentano nelle cliniche potrà aumentare.