Rassegna Stampa

30 novembre 2020

Covid: studio, troppe info da virologi e spesso incoerenti

Fonte: Agi

Troppe informazioni sul Covid e spesso contraddittorie tra loro, nonostante siano state espresse da fonti ‘autorevoli’. E’ quanto emerge da un’indagine di Reputation Science – società che in Italia si occupa di analisi e gestione della reputazione – che ha analizzato le dichiarazioni di virologi, medici ed esperti dal 1 febbraio al 20 novembre di quest’anno. Ciò che è indubbio è un ‘sovraccarico’ di informazioni che ha occupato i media in questi mesi di emergenza da pandemia: solo sul web, gli utenti sono entrati ogni giorno in contatto con oltre 230 contenuti generati dagli esperti di virologia, per un totale di oltre 70.000 contenuti.

Ma ciò che spicca maggiormente è che sono state molto diverse le indicazioni sulla gravità della pandemia e sulle misure di contenimento da adottare da parte dei tanti esperti. Tra i virologi, i più prudenti sono stati Fabrizio Pregliasco e Massimo Galli mentre su posizioni opposte Alberto Zangrillo e Matteo Bassetti. Sul fronte della coerenza, in base alle dichiarazioni pubbliche, al primo posto resta Pregliasco, mentre all’ultimo posto, la più ‘incoerente’ per le posizioni espresse risulta Maria Rita Gismondo.

Lo studio sottolinea un ‘doppio livello di incoerenza’ nelle dichiarazioni rilasciate. Non solo infatti molti esperti hanno cambiato approccio nei vari mesi, ma in generale si è assistito a una forte divergenza tra le opinioni riguardo alla gravità della pandemia e alla severità delle misure di contenimento; questo potrebbe aver reso gli ‘alti volumi’ di contenuti registrati ancora più impegnativi da gestire dal punto di vista informativo per i cittadini.

Sul fronte del flusso comunicativo, alcuni virologi hanno scelto di intervenire pubblicamente nei momenti in cui il trend dei contagi era in aumento, come Roberto Burioni; o, al contrario, hanno concentrato i propri interventi quando i numeri dei contagi erano ai minimi, come nel caso di Zangrillo. Gli altri 10 esperti hanno mantenuto tempistiche di intervento pressoché costanti. Alcuni hanno dominato la scena mediatica nei primi mesi e hanno molto ridimensionato le proprie presenze in seguito.

Le oltre 120 dichiarazioni rilasciate ai media, ed esaminate dallo studio, sono state analizzate attraverso due indici numerici: l’’indice di allerta’, l’orientamento prevalente di ciascun esperto rispetto al grado di rigidità delle misure di contenimento da adottare, e il ‘grado di coerenza’ tra le varie opinioni espresse nel tempo da ciascuno.

– INDICE DI ALLERTA – Le tesi proposte dai virologi sono state spesso antitetiche e l’indice di allerta elaborato da Reputation Science indica l’opinione media dell’esperto in merito alle soluzioni per contenere la pandemia secondo una scala che va da -5 (misure di contenimento minime) a +5 (misure di contenimento massime).

Le posizioni degli esperti occupano la quasi totalità del range: si va da quelle più prudenti di Pregliasco, Ricciardi, Galli, Locatelli e Burioni (+4,5/+3,5) a quelle totalmente opposte di Zangrillo (-2) e Bassetti (-3). Nel dettaglio, per 6 virologi su 12 il virus SARS-CoV-2 è molto pericoloso, gli altri 6 hanno affermato almeno una volta che non ha un’elevata mortalità; il lockdown trova il favore di tre quarti del campione, mentre un quarto è contrario. E ancora: favorevoli al coprifuoco solo 6 esperti; più di un virologo su due non ritiene affidabili i dati diffusi dal Governo sull’andamento della pandemia. Persino sull’App Immuni, strumento pubblicamente sostenuto dal Governo per monitorare il contagio, non vi è unanimità: lo ritengono utile solo 8 virologi su 12.

– INDICE DI COERENZA – L’indice è stato ricavato calcolando la varianza tra le diverse opinioni espresse dal soggetto nel corso del tempo. Il punteggio ottenuto tiene quindi conto delle diverse posizioni assunte durante i mesi della pandemia e spiega quindi come e quanto sia cambiata la sua opinione.

Fabrizio Pregliasco con 9,67 presenta l’indice di coerenza più alto, seguito con poco distacco da Franco Locatelli (9,11); a seguire: Matteo Bassetti (8,02); Massimo Galli (7,57); Antonella Viola (7,49); Walter Ricciardi (6,41); Roberto Burioni (4,21); Alberto Zangrillo (4,13); Ilaria Capua (3,95). L’indice di coerenza più basso è dei tre esperti le cui dichiarazioni sono state più incoerenti nel periodo di riferimento preso in esame: al decimo posto Giorgio Palù con un indice di coerenza di 3,09, all’undicesimo Andrea Crisanti (3,05), al dodicesimo Maria Rita Gismondo (0,75).

Auro Palomba, presidente di Reputation Science, osserva che “dalle analisi emerge in modo molto chiaro come il flusso di comunicazione innescato dagli esperti sia stato eccessivo e incoerente”.

E aggiunge: “Stiamo vivendo un momento di forte incertezza, ed ora più che mai è necessario comprendere in modo chiaro i meccanismi della comunicazione, il peso che singole parole e messaggi più articolati possono avere sulla percezione e sui livelli di ansia delle persone, già sottoposte a forti pressioni dal contesto attuale”.

Purtroppo – prosegue critico – stiamo assistendo a molti singoli professionisti che stanno utilizzato la ribalta mediatica per promozione personale e ad un gruppo di esperti che sta progressivamente perdendo la propria capacità di svolgere un ruolo di guida. Una deriva acuita dai casi di reciproche accuse a cui abbiamo assistito. Purtroppo, un effetto negativo di questo trend riguarda il fatto che rischia di ledere l’importanza delle misure e dei comportamenti fondamentali per limitare la pandemia”.

Andrea Barchiesi, Ceo di Reputation Science, spiega che “i dati riportati in questa analisi non sono solo statistiche sulla comunicazione dei soggetti analizzati” ma “sono numeri in grado di cambiare lo scenario percettivo. Non si tratta infatti – precisa – di un sondaggio sul loro gradimento, ma di una misurazione analitica dei contenuti che riprendono le loro dichiarazioni pubbliche”.

“Se ogni opinione espressa dall’esperto sul Covid-19 – osserva – è stata ripresa in media più di 200 volte al giorno su quotidiani, siti di informazione, social, significa che il lettore è stato sottoposto a una grande pressione mediatica, ogni giorno, ricevendo messaggi spesso contrastanti, ad elevata frequenza e intensità. Questo – conclude – ha contribuito ad aumentare il livello di infodemia perché i cittadini si trovano di fronte sempre nuove voci, con posizioni diverse, sugli stessi argomenti”.
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30 novembre 2020

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