Rassegna Stampa

26 aprile 2022

Covid-19 in UK. La resa.

Fonte: saluteinternazionale.info

Nonostante l’impressionante aumento dei casi e dei decessi il governo inglese, dopo aver abolito ogni misura di contrasto, ha messo fine ai programmi di sorveglianza della pandemia. In nome della “convivenza col virus”.

Da venerdì 1° aprile il governo britannico ha messo fine ai suoi programmi di sorveglianza contro COVID-19, nonostante un forte incremento dei casi, dei ricoveri e dei decessi che si riscontra dalla fine di febbraio.

La decisione è arrivata in un momento non facile per il National Health Service (NHS) inglese, considerato l’attuale andamento della pandemia. I nuovi casi giornalieri di COVID-19 in Gran Bretagna sono raddoppiati tra inizio marzo e fine marzo, passando da circa 30.000 a più di 100.000 casi al giorno [2]. Al 20 di Aprile i ricoveri ospedalieri hanno raggiunto livelli record (16.000 su una media settimanale) che non si osservavano dall’inizio del 2021. Nella settimana precedente al 22 Aprile è stata registrata una media giornaliera di 490 decessi [2]. Oltre al potenziale impatto indiretto sull’incremento di nuovi casi, ospedalizzazioni e decessi, le nuove politiche britanniche di definanziamento dei sistemi di sorveglianza potrebbero generare nuovi gap nella comprensione dei fenomeni legati al virus SARS-CoV-2, limitando la raccolta di dati su cui molti Paesi Europei – e non solo – avevano fatto affidamento per valutare l’efficacia dei vaccini e comprendere la minaccia rappresentata dalle varianti emergenti. Man mano che sempre più paesi – come la Danimarca, altro paese noto per l’importante contributo alla raccolta dei dati su COVID-19 – allenteranno le loro politiche per contrastare COVID-19, preferendo la convivenza con il virus, i sistemi di monitoraggio diventeranno sempre più deboli, rendendo così più difficile sia la caratterizzazione e la valutazione di nuove varianti, che la previsione di nuove ondate.

26 aprile 2022

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