Rassegna Stampa

17 marzo 2020

Coronavirus: studio su scimmie, immunità dopo prima infezione

Fonte: Agi

Buone notizie da uno studio condotto dall’Accademia cinese delle scienze mediche sulle scimmie. Gli animali già infettati dal nuovo coronavirus, una volta guariti, non possono essere re-infettati. Si tratta di un segnale positivo che ci suggerisce la possibilità di sviluppare l’immunità al coronavirus, allontanando il timore che i pazienti possano “ricadere” nella malattia.

Nel nuovo studio, pubblicato su bioRxiv, i ricercatori cinesi hanno infettato le scimmie rhesus con il nuovo coronavirus e le hanno seguite nei giorni successivi sottoponendole a vari tamponi per misurare la carica virale. Nel corso dell’infezione, gli studiosi hanno osservato che gli animali hanno perso 200-400 grammi di peso, hanno perso appetito, avevano una frequenza respiratoria più elevata e in generale mostravano malessere. I tamponi hanno mostrato che le cariche virali hanno raggiunto il picco tre giorni dopo l’infezione e che successivamente sono diminuite man mano fino a raggiungere livelli non rilevabili dopo circa 14 giorni.

Ventotto giorni dopo l’infezione, due scimmie guarite sono state esposte nuovamente al coronavirus. Anche se la temperatura corporea di entrambe le scimmie è aumentata temporaneamente dopo la riesposizione, i tamponi non hanno rilevato alcuna carica virale. In pratica, le scimmie hanno mostrato di aver sviluppato una protezione contro l’infezione e non si sono ammalate una seconda volta. Questo, secondo i ricercatori, suggerirebbe che i pazienti in Cina che sembrano essersi re-infettati con il coronavirus in realtà non avevano superato completamente l’infezione iniziale.

“Nel loro insieme, i nostri risultati hanno indicato che l’infezione SARS-CoV-2 primaria potrebbe proteggere dalle esposizioni successive”, hanno scritto i ricercatori. I risultati del nuovo studio potrebbero anche aiutare gli scienziati nello sviluppo di un vaccino efficace contro Covid-19.

17 marzo 2020

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