Rassegna Stampa

25 marzo 2020

Coronavirus: esperti, dubbi su possibilità ammalarsi di nuovo

Fonte: Agi

Alla domanda se sia possibile contrarre il virus SARS- Covid-19 dopo essere guariti una volta non esiste ancora una risposta univoca. A fare delle ipotesi sulla questione sono stati diversi esperti interpellati dalla rivista New Scientist, in seguito alla diffusione di notizie riguardanti casi di pazienti in Giappone e in Cina risultati nuovamente positivi dopo essere stati dichiarati guariti dal coronavirus. Questa eventualità ha sollevato il dubbio che si possa effettivamente sviluppare l’immunità e che in assenza di un vaccino efficace, potrebbero verificarsi cicli di infezione reiterati. “Esistono prove aneddotiche di reinfezioni, ma in realtà la scienza non ha ancora una risposta”, afferma Ira Longini all’Università della Florida, ipotizzando che i test effettuati avrebbero potuto essere falsi positivi, o comunque non completamente affidabili. “Sarebbe una situazione comune ad altri test che riguardano virus respiratori”, aggiunge Jeffrey Shaman della Columbia University di New York.

“I primi esperimenti su piccoli animali sembrano essere piuttosto rassicuranti. Un team dell’Accademia cinese delle scienze mediche di Pechino ha studiato gli effetti del virus su quattro esemplari di macachi mulatti, o macachi rhesus, che sono stati guariti dopo due settimane dall’inoculazione del virus”, prosegue il ricercatore. “Esistono diverse tipologie di SARS, che possono infettare l’organismo più di una volta, ma non sappiamo ancora se ciò sia vero per il Covid-19”, spiega ancora l’esperto, specificando che quando gli scienziati cinesi hanno tentato di inoculare il virus una seconda volta, i macachi avevano sviluppato l’immunità. “Potrebbe essere una scoperta molto incoraggiante, se fosse comprovata significherebbe che sarebbe possibile indurre l’immunità protettiva contro il virus”, commenta Alfredo Garzino-Demo della School of Medicine presso l’Università del Maryland, specificando che non si tratterebbe comunque di immunità a lungo termine. “Esistono diverse tipologie di coronavirus, come quelli che provocano raffreddore o influenza, che solitamente inducono un’immunità relativamente breve nei pazienti, impedendo la contrazione della malattia nei soli tre mesi successivi alla prima manifestazione del virus”, osserva Peter Openshaw dell’Imperial College di Londra.

“Questo virus rappresenta una novità, e non sappiamo ancora per quanto tempo sarà efficace l’immunità generata dagli anticorpi. Sarà fondamentale condurre delle ricerche per avere informazioni più precise sulla risposta immunitaria dei pazienti”, prosegue Openshaw, sostenuto da diversi immunologi. “Non è chiaro quale potrebbe essere la risposta anticorpale a lungo termine per il SARS-CoV-2, ma le normali infezioni da coronavirus sviluppano capacità poco durature”, specifica Erica Bickerton del Pirbright Institute, nel Regno Unito. Alcuni specialisti si dichiarano invece più ottimisti. “Gli studi attuali sembrano pendere sempre più verso l’ipotesi che l’organismo possa sviluppare la capacità di elaborare una risposta immunologica all’infezione da SARS-CoV-2, ed esiste la possibilità che tale protezione possa coprire l’intero arco di vita dell’individuo”, dichiara Martin Hibberd della London School of Hygiene & Tropical Medicine. “Saranno necessarie ulteriori prove a favore di questa eventualità, ma è improbabile che i guariti possano contrarre nuovamente il SARS-CoV-2”, conclude Hibberd. (AGI)
RED/RAP

25 marzo 2020

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