Rassegna Stampa

23 luglio 2020

Coronavirus: Altems, in 80% regioni riorganizzata rete ospedali

Fonte: Agi

A poco più di due mesi dall’approvazione del decreto che sancisce che le Regioni, tramite apposito piano di riorganizzazione volto a fronteggiare adeguatamente le emergenze pandemiche, garantiscono l’incremento di attività in regime di ricovero in Terapia Intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure, l’80% delle regioni italiane ha deliberato specifici piani di riorganizzazione dell’attività ospedaliera per il potenziamento della rete ospedaliera e delle terapie intensive. All’appello mancano Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Sicilia. E’ quanto emerge dall’Instant Report Covid-19 dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica.

In riferimento ai diversi approcci messi in campo dalle regioni nella riprogettazione della rete ospedaliera, ed in particolare nella riorganizzazione della rete delle terapie intensive, emerge come la maggior parte delle regioni (11) abbia optato per il modello hub and spoke. La Toscana, invece, ha optato per un modello a rete mentre Piemonte e Valle d’Aosta si sono orientate verso la definizione di Covid Hospital. In quest’ultimo caso, la scelta del modello è dovuta alla presenza di un unico presidio ospedaliero.

Sono 7 le regioni, prevalentemente caratterizzate da una consistente circolazione del virus, che hanno deliberato piani di riorganizzazione della rete ospedaliera in risposta a quanto richiesto dal DL 34/2020 e che avevano già riorganizzato l’assistenza ospedaliera. All’opposto, invece, sono 2 le regioni, tendenzialmente di piccole dimensioni e con una bassa circolazione del virus, che – al momento – non hanno approvato alcun piano di riorganizzazione ospedaliera. Altre 8 regioni e le 2 Province Autonome, che precedentemente non avevano riorganizzato l’assistenza ospedaliera, hanno approvato piani in risposta all’art. 2 del DL 34/2020. Infine, Lazio e Sicilia, al momento non hanno approvato piani di riorganizzazione ospedaliera come richiesto dal DL 34 ma avevano precedentemente definito un piano di riorganizzazione per la fase 2.

Analizzando l’andamento relativo alla progressiva attivazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA, che servono per dare continuità assistenziale, ovvero per assistere a domicilio i pazienti affetti da Covid-19 che non hanno bisogno di un ricovero) sul territorio nazionale a partire dal DL n.14 del 9 marzo 2020, si evidenzia un costante aumento sino al raggiungimento del 49% di copertura registrato nell’aggiornamento odierno del report.

Come preventivabile, gran parte delle USCA è stata attivata nella prima fase dell’emergenza, specie in quelle regioni in cui il virus ha circolato in maniera consistente. Nella fase II dell’emergenza, le attivazioni sono, invece, ascrivibili principalmente a regioni del centro-sud, caratterizzate da una modesta o bassa circolazione del virus, mentre incrementi – seppur più modesti e riferibili alle regioni del centro/sud – si sono registrati anche nella fase III.

“Va completandosi la riorganizzazione della rete ospedaliera, come previsto dal DL 34/2020 – afferma il Prof. Americo Cicchetti, Direttore ALTEMS. Ad oggi solo in 4 regioni italiane non sono stati approvati i piani di riorganizzazione della rete ospedaliera, anche se va sottolineato come due di queste (Lazio e Sicilia) avessero già riorganizzato la rete precedentemente al DL 34/2020. Se nella prima fase dell’emergenza – continua Cicchetti – la maggior parte delle regioni ha adottato il modello per Covid Hospital, concentrando i pazienti Covid-19 in specifiche strutture, in questa fase l’orientamento prevalente delle regioni è quello Hub and Spoke, che prevede di concentrare i casi più complessi in strutture centrali – HUB – lasciando i casi meno gravi in ospedali periferici – spoke”.

23 luglio 2020

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