Rassegna Stampa

10 gennaio 2022

Convivenza col virus: dagli USA l’idea di una “rassegnazione attiva”

Fonte: scienzainrete.it

Mentre Israele offre la quarta dose di vaccino anti SARS-CoV-2 ai pazienti più fragili, gli scienziati di altre parti del mondo occidentale, come gli Stati Uniti, stanno avendo ripensamenti sulla politica del richiamo vaccinale ripetuto ogni pochi mesi. In questo contesto indeterminato, sono appena comparsi sul JAMA tre editoriali che esortano Biden ad adottare una strategia diversa e nuova, orientata a condurre una vita normale con il virus, invece che a tentare di spazzarlo via. Leggerli porta non solo a notare le inevitabili similitudini di molti problemi tra paesi diversi, ma anche di apprezzare tutte le posizioni di vantaggio che l’Italia, grazie al suo (pur deficitario) SSN e anche ai provvedimenti degli ultimi due (pur criticabili) governi, ha sulla grande America.

Mentre Israele offre la quarta dose di vaccino anti SARS-CoV-2 ai pazienti più fragili, gli scienziati di altre parti del mondo occidentale, come gli Stati Uniti, stanno avendo ripensamenti sulla politica del richiamo vaccinale ripetuto ogni pochi mesi.

La maggior parte degli immunologi rigetta l’ipotesi di un parziale fallimento della terza dose contro l’infezione a causa di un “esaurimento” del sistema immunitario, ritenendo più probabile quello che è stato chiamato “peccato originale antigenico”, ossia una risposta immunitaria confezionata in modo “sartoriale” contro la prima versione del virus e, quindi, ovviamente meno efficace contro le sue varianti (specie se, come la Omicron, presentano più di 50 mutazioni della proteina spike). Tuttavia, è plausibile che una quarta dose dello stesso vaccino non abbia maggiore efficacia. Inoltre, è irrealistico pensare di poter indurre i cittadini (negli USA già restii al booster) a sottoporsi ad altri inoculi, per di più in tempi brevi.

Molti nomi autorevoli delle università statunitensi caldeggiano l’adozione di misure diverse dalle vaccinazioni ripetute (o a esse complementari) per controllare la circolazione del virus e una maggiore definizione, da parte del governo, dell’obiettivo da raggiungere, dal momento che limitare i contagi non è la stessa cosa che limitare le ospedalizzazioni, obiettivo per il quale le due o tre dosi potrebbero essere sufficienti, data anche la messa in campo dell’immunità cellulare che supplisce al calo degli anticorpi.

Infine, gli immunologi sono ormai orientati a credere che lasciare più tempo tra le dosi potrebbe, addirittura, rafforzare l’immunità. «Ci muoviamo velocemente», ha detto in un’intervista al NYT Natalie Dean, biostatistica alla Emory University, «ma ancora non è chiaro dove vogliamo arrivare».

In questo contesto indeterminato, sono appena comparsi (6 gennaio 2022), sul Journal of the American Medical Association (JAMA), tre editoriali che esortano Biden ad adottare una strategia diversa e nuova, orientata a condurre una vita normale con il virus, invece che a tentare di spazzarlo via. Gli autori sono Luciana Borio e David Michaels, che hanno avuto cariche governative di alto rango, la prima nella Food and Drug Administration e il secondo nella Occupational Safety and Health Administration, e che hanno scritto a quattro mani con Ezekiel Emanuel, oncologo e bioeticista dell’Università della Pennsylvania, già consigliere sanitario di Barack Obama. È stato notato da commentatori che questo modo di rivolgersi al Presidente è inedito e contravviene, in qualche misura, al patto di lealtà con la Casa Bianca; ma, replica Borio, è stato dettato dalla frustrante sensazione di stare sempre combattendo la crisi di ieri invece di pensare a cosa è necessario fare per prepararci a quanto avverrà domani.

10 gennaio 2022

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