Il comma 687 della legge di bilancio 2019, che riporta la dirigenza amministrativa nell’area contrattuale della dirigenza medica e sanitaria, addirittura a partire dal rinnovo già avviato e con trattative in corso, diventerà famoso, o per meglio dire, famigerato, come il comma 566 della finanziaria 2015. All’insegna della peggiore continuità, il nuovo governo, come i precedenti, utilizza la legge di bilancio per attuare veri e propri golpe ordinamentali ed istituzionali.
Tra i numerosi foglietti volanti cui è stata ridotta la legge più importante della legislatura, sottratta al controllo di ammissibilità della commissione Bilancio ed a quello di merito dello stesso Parlamento, una “manina” ha trovato il modo di agganciare il vagoncino dei propri interessi al treno della legge di bilancio, in modo addirittura retroattivo. Nell’assalto finale alla diligenza, tra condoni e micro provvedimenti di ogni genere, ha, così, trovato posto una norma che rinvia, di fatto, sine die il rinnovo del CCNL 2016-2018 della dirigenza medica e sanitaria, riportando indietro le lancette dell’orologio di tre anni. Alla faccia della Corte costituzionale, che dal 2015 ha dichiarato incostituzionale il blocco contrattuale, e dello stesso Presidente della Repubblica, che va avvertito del fatto che quel motore di giustizia sociale di cui ha parlato nel discorso di fine anno è stato inceppato, senza che si veda quando e come potrà rimettersi a funzionare. Nel solito copione, che toglie significato al termine stesso di cambiamento, un Governo che si dice nuovo continua ad agire contro il SSN, beffando anche quel San Contratto che lo ha fatto nascere.
Il comma 687 rappresenta un golpe contro le organizzazioni sindacali e le loro prerogative, un favore elargito ad una minilobby alla faccia della trasparenza, un nuovo attacco, peggiore anche dello spot pubblicitario, ai medici, ai veterinari e ai dirigenti sanitari, in attesa di un nuovo contratto di lavoro da 10 anni, oggetto di aggressioni da parte del governo prima che dei cittadini. Il tutto nell’indifferenza, o nell’ignoranza, se non nella complicità, di chi dovrebbe vigilare e tutelare il patrimonio professionale che ha avuto in affidamento.
La Ministra della salute non vede che il contratto, per il quale giura esserci le risorse economiche, ha perso il tavolo, cioè la sede istituzionale necessaria a spendere le risorse e concordare le regole.
Il Presidente della Conferenza delle Regioni, in tutt’altre faccende affaccendato, twitta su tutto tranne che su questo punto.
La Ministra della funzione pubblica, da cui dipende l’Aran e l’intero impianto contrattuale, da mesi non sente le richieste di incontro delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria.
Del Presidente del Comitato di settore, ai cui tecnici spetterebbe preparare un nuovo atto di indirizzo per una nuova trattativa, nessuna notizia.
Una situazione inaccettabile, che contribuisce al collasso della sanità pubblica stretta tra blocco contrattuale, carenza di specialisti che accomuna la povera Calabria al ricco Veneto, arrembante autonomia differenziata, figlia di uno scellerato patto di governo, privatizzazione tesa alla creazione di una sanità povera per i poveri.
Se non intervengono correttivi nel primo provvedimento legislativo utile, i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari avranno una ragione in più per scioperare il 25 gennaio ed oltre, fino ad accompagnare le elezioni europee e regionali, dove ciascuno raccoglierà quello che ha seminato.
Nessuno potrà stupirsi, o gridare all’attacco politico, se medici, veterinari e dirigenti sanitari continueranno a protestare, anche da soli, per il futuro del SSN, la dignità del loro lavoro, il diritto alla salute dei cittadini