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No ai pronto soccorso privati in Piemonte finanziati con soldi pubblici

Categoria: Comunicati, Google News, Regioni e SSR



Da “La Repubblica” (12/7/2023 Ed. Torino): “Arriva il pronto soccorso privato – ok dalla Regione ma è polemica – A Torino ne servirebbero due o tre – Grandi gruppi già interessati a intervenire”.

L’emergenza-urgenza fino a qualche tempo fa non era affare del privato, ovviamente interessato a massimizzare i profitti in attività diagnostiche routinarie lasciando che la socializzazione delle perdite gravasse sul sistema e sul budget pubblico.

Un lungo periodo di progressivo shifting verso un sistema privato “convenzionato” ben felice di vedersi remunerato con denari pubblici: trasferimento a cliniche e poliambulatori privati di moltitudini di prestazioni che il SSN non riusciva più ad erogare, grazie alla lungimirante abilità manageriale dei suoi “mega direttori”, specialmente per le carenze di personale derivanti sostanzialmente dal sotto finanziamento della sanità pubblica, con conseguenti turnistiche massacranti del personale delle Aziende del SSR a fronte di remunerazioni divenute irrisorie, con correlata fuga dei sanitari, logorati dal covid e frustrati da encomi mediatici e da dolorosi blocchi contrattuali, verso la pensione o verso la sanità privata appostata al varco per reclutarne le professionalità create da anni di lavoro nel SSN.

Fino alla grave, e questa sì dolosa, distorsione che ha ammesso nei bilanci pubblici la spesa surrettizia per personale fornito dalle cooperative che hanno potuto vendere medici “gettonisti” sotto la veste di “servizi” remunerati, scavalcando leggi, fino a 1.200 Euro per turni di 12 ore; una deriva che ha già scardinato le basi stesse di una governance clinica e sanitaria razionale e legale.

Pare si siano saldate l’incompetenza e il qualunquismo strategico della politica con la disinvoltura da fine impero di una classe di manager autoreferenziali che, con il pretesto di erogare salute, hanno scelto di erogare prestazioni in regime di appalto, in barba a principi di buona amministrazione, equità, appropriatezza ed economicità.

Ora la Regione Piemonte decide di arretrare dalle sue funzioni basilari e di finanziare anche i pronto soccorso privati, per decongestionare quelli pubblici.

La domanda sorge spontanea: si vuole tumulare definitivamente il SSR?

Per quale ragione non ridurre gli accessi impropri e lo stesso rischio di malattia con una seria revisione della rete territoriale e della prevenzione, non riaggiornare il numero di posti letto inopinatamente tagliati, non valorizzare adeguatamente tutto il personale sanitario (gli eroi ormai invisibili), utilizzando al contrario le risorse a tal fine necessarie, ed evidentemente disponibili, giacché spese comunque, forse al limite del lecito?

La narrazione è ben diversa dalla realtà vissuta dai cittadini. Sembra quasi che si voglia dire ai piemontesi che il diritto ad essere curati e protetti nel loro patrimonio di salute non sia più un diritto costituzionale ma una variabile legata alla residenza e al reddito.

Gradiremmo una smentita da verificare nei livelli occupazionali delle aziende del SSR pubblico, nella qualità dell’assistenza erogata e percepita e, non ultimo, nel controllo della correttezza e dell’efficienza della spesa regionale.

Aldo Grasselli – Presidente FVM
Maurizio Bologna – Presidente FVM Piemonte




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