Intervento di Giorgio Cavallero, Segretario Generale COSMED su QUOTIDIANO SANITA’
“Chiediamo un provvedimento immediato di immissione in ruolo, da subito, di tutti i dirigenti precari in servizio in regola con la normativa concorsuale e un provvedimento che consenta concorsi in parte riservati agli attuali precari e ai precari collocati in graduatorie valide. E poi turnover al 100% già dal 2017, con sostituzione obbligatoria per le dipendenti in congedo di maternità”
L’articolo 17 della delega della riforma per la pubblica Amministrazione è l’ultima occasione per sanare o perlomeno attenuare la piaga del precariato medico sanitario e dirigenziale.
Il decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, attuativo della legge Biagi, all’articolo 86 comma 8, prevedeva che “Il Ministro per la funzione pubblica convoca le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche per esaminare i profili di armonizzazione conseguenti all’entrata in vigore del presente decreto legislativo entro sei mesi anche ai fini della eventuale predisposizione di provvedimenti legislativi in materia”.
Sono passati 14 anni senza che sia stato definito quale tipologia di lavoro flessibile sia compatibile con il rapporto con la pubblica amministrazione.
Nel frattempo il precariato fino ad allora praticamente assente è dilagato con un costante incremento: l’ultimo dato disponibile al 31.12.2014 parla di 107.393 precari, al di fuori del sistema scolastico, di cui 48.506 precari da più di 3 anni.
I dirigenti medici precari risultavano essere 8.304 (di cui 2.895 da oltre 3 anni), i dirigenti sanitari tecnici professionali e amministrativi del Servizio Sanitario Nazionale precari risultavano 1.137 (di cui 466 da oltre 3 anni), nel complesso del SSN i precari risultavano 30.998 (di cui 10.944 da oltre 3 anni).
Negli Enti di ricerca i precari risultavano 3.653 di cui 1.450 ricercatori e tecnologi (tra quest’ultimi 850 precari da oltre 3 anni).
In tutti i comparti persistono sacche di precariato, i sanitari del ministero della salute lo sono da 15 anni, nelle agenzie fiscali dopo la sentenza della Corte Costituzionale mancano 1500 dirigenti.
I dati sull’incremento sistematico del precariato dimostrano la totale inefficacia dei provvedimenti legislativi che decantavano il contrasto alla precarietà (ALLEGATO 1 – PERSONALE A TEMPO DETERMINATO E COCO.CO).
Sono a rischio servizi essenziali quali il diritto alla salute e la lotta all’evasione fiscale. A fronte di queste carenze gli idonei in graduatoria sono circa 100.000.
Si tratta di procedere con provvedimenti immediati per impedire il collasso del sistema e per non affossare una pubblica amministrazione che dal 2010 ha perso 300.000 posti di lavoro e 10 miliardi di massa salariale annua.
Dopo un blocco contrattuale che perdura da 8 anni ci chiediamo se il costo della crisi è sempre solo sulle spalle del pubblico impiego.
Non si tratta di un costo aggiuntivo in quanto molti dei precari sono già a libro paga inoltre nella pubblica amministrazione sono 372.932 i dipendenti con più di 62 anni ormai prossimi alla quiescenza.
I dirigenti con più di 62 anni sono: 27.889 tra i dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale, 2.669 tra i dirigenti delle Regioni ed enti locali, 2.362 tra i dirigenti scolastici, 615 tra i dirigenti dei ministeri 615, 2.400 negli enti di ricerca compresi ricercatori e tecnologi 2.400 (ALLEGATO 2 – CLASSI DI ETA’).
Non si tratta di investire risorse nel personale ma di cessare di incamerare risparmi giocando sul turnover, non si tratta di dare ma di smettere di togliere.
Non sarà sufficiente la propaganda mediatica per occultare la realtà dei fatti.
Basta ulteriori risparmi sugli organici e conseguenti tagli sui servizi pubblici.
Basta discriminazioni nei confronti dei Dirigenti pubblici, non accetteremo provvedimenti sul precariato che escludano la dirigenza.
Chiediamo un provvedimento immediato di immissione in ruolo, da subito, di tutti i dirigenti precari in servizio in regola con la normativa concorsuale.
Chiediamo un provvedimento che consenta concorsi in parte riservati agli attuali precari e ai precari collocati in graduatorie valide.
Turnover al 100% già dal 2017, sostituzione obbligatoria per le dipendenti in congedo di maternità.
Non devono essere possibili assunzioni non contrattualizzate secondo le norme del contratto nazionale di lavoro.
Non devono essere possibili assunzioni senza pubblica selezione con avviso pubblico, pabulum per assunzioni clientelari.
Tutte le dirigenze apicali devono prevedere l’avviso pubblico.
Aderenza alla delega che prevede:
h) disciplina delle forme di lavoro flessibile, con individuazione di limitate e tassative fattispecie, caratterizzate dalla compatibilità con la peculiarità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e con le esigenze organizzative e funzionali di queste ultime;
A tal proposito devono essere escluse e perseguite forme di cosiddetto lavoro flessibile che approfittando dell’ambiguità legislativa e del palleggiamento di responsabilità tra Stato e Regioni e Enti Locali hanno consentito:
– l’utilizzo di cosiddetti “contratti libero professionali” (con tanto di turni, orario di lavoro, subordinazione e mansioni dirigenziali ) per il lavoro subordinato con elusione dei contratti di lavoro nazionali nonché del versamento dei contributi previdenziali.
– L’utilizzo di consulenze senza preventiva e documentata istruttoria che abbia escluso la presenza delle professionalità richieste tra i dirigenti in servizio.
– L’utilizzo di borse di studio senza prevedere l’esclusione dei fruitori da prestazioni di lavoro subordinato o da attività che non hanno finalità formative o che prevedano attività autonome senza la supervisione e la presenza del personale strutturato. In ogni caso la borsa di studio non può essere assimilata a lavoro flessibile o formazione-lavoro.
– L’utilizzo del capitolo “beni e servizi” per acquisire prestazioni professionali in luogo di regolari assunzioni.
– L’utilizzo di esternalizzazioni o l’acquisizione mediante appalti di prestazioni dirigenziali.
– L’utilizzo di strutture private cosiddette accreditate senza prevedere un controllo diretto dei livelli organizzativi e del possesso dei requisiti professionali degli operatori. Nelle strutture private che attingono al finanziamento pubblico deve essere presente nella struttura almeno un Dirigente pubblico a tempo pieno per assicurare l’aderenza ai requisiti dei rapporti convenzionali in atto.
Riteniamo che venga riproposta per il SSN la legge 401/2000 per conseguire l’adeguamento delle posizioni dirigenziali ai requisiti di specializzazione previsti dalla normativa comunitaria (ALLEGATO 3 – LEGGE 401/2000) e per avviare adeguate procedure concorsuali.
Questa Confederazione perseguirà ogni sforzo per denunciare forme opportunistiche di assunzione e di contrattualizzazione anomala finalizzata allo sfruttamento di giovani dirigenti e professionisti o al depauperamento della qualità dei servizi resi ai cittadini.
Giorgio Cavallero
Segretario Generale COSMeD