Aperta la riunione, il Capo di Gabinetto ha chiesto alle Sigle Sindacali la condivisione dell’impianto della norma.
Il DG Dr. Leonardi illustra la proposta – ancora non approvata dal MEF – che prevede un costo di 100 milioni/anno a regime.
Il testo è stato discusso in incontri con il Ministero dell’Economia: si parte sempre dal concetto di contratto a tempo determinato, rinnovabile 5 anni + 5, cui si accede con concorso. Dopo i primi 5 anni c’è la prima valutazione e, se si supera, sono previsti altri 5 anni e, successivamente, previo parere favorevole, l’immissione in ruolo nel SSN.
È necessario definire con legge il ruolo della ricerca negli istituti, modalità che serve poi per costruire le norme contrattuali. Secondo la proposta presentata, le figure di ricercatore e di addetto alla ricerca sono collocate nel contratto del comparto, perché gli emolumenti previsti corrispondono a quelli del comparto e non della dirigenza. E’ necessario creare il nuovo ruolo, discutere il contratto e poi si bandiranno i concorsi con 2 modi di ammissione o bandi competitivi: accesso anche ai residenti all’estero e giovani ricercatori e, con norma transitoria, inserimento per chi ha maturato 3 anni negli ultimi 5, inoltre possibilità di sovrannumero rispetto alle scuole di specializzazione.
Non essendoci la copertura economica per i 3 livelli della ricerca (sono disponibili 20 milioni oltre quanto gli Istituti già spendono), l’ipotesi proposta è di usare i 20 milioni solo per finanziare i livelli iniziali come D – D3, a fronte di un contratto a tempo determinato di 5 anni (+5).
Questa proposta risulta sostanzialmente diversa dalla quella originale e, così come formulata, è inaccettabile: ai ricercatori va riconosciuto un trattamento coerente con il loro profilo ovvero medico, veterinario ecc., in quanto le attività professionali da loro svolte sono connesse con il profilo stesso.
Per tali motivazioni, quindi, anche giuridicamente la proposta non potrebbe essere accettata.
Teresa Bossù e Achille Guarino
FVM-SIVeMP- SETTORE IZS