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La delega è fuori termini nel tempo e nel merito. FVM ne chiede il ritiro

Categoria: Comunicati, Pubblico Impiego - PA



La Federazione Veterinari e Medici ha inviato una nota al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio e, per quanto immediatamente rileva, al Consiglio di Stato – Sezione consultiva degli atti normativi, chiedendo che dette Autorità intervengano, ciascuna esercitando le facoltà loro proprie nei rispettivi ambiti di competenza, affinché non giunga al termine l'iter legislativo del decreto "Madia" sul pubblico impiego, ora all'esame del Consiglio di Stato.

La legge delega, n. 124 del 7 agosto 2015 concedeva al Governo 12 mesi dall'entrata in vigore della stessa (28/8/2015) per l'esercizio della delega stessa attraverso l'emanazione dei decreti legislativi delegati.

I termini sono ampiamente scaduti e i legali interpellati hanno messo in evidenza l'illegittimità del decreto in itinere già solo per tale tassativa ragione.

Osservano ancora i legali come però risulti di tutto rilievo anche l'illegittimità del decreto in termini di merito, con particolare riferimento a quanto verrebbe disposto con l'art. 23 del decreto delegato in questione, sia nel comma 1 che prevede modifiche al sistema premiale e più in generale dei fondi dei dirigenti, in particolare medici, veterinari e sanitari del S.S.N., sia nel comma 2 che prevede il ripristino del "blocco" delle retribuzioni accessorie; si tratta infatti di materie per le quali il Governo intenderebbe legiferare in palese "eccesso di delega", giacché nei principi e criteri direttivi indicati nella Legge 124/2015 non si rinviene alcun elemento che consenta di introdurre le previsioni normative invece inserite come sopra dal Governo stesso.

Anzi, la legge delega escludeva espressamente che le contestate disposizioni potessero essere applicate ai dirigenti medici, veterinari e sanitari del S.S.N.; ed appare di particolare gravità il fatto che, qualora il decreto dovesse inopinatamente vedere la luce come proposto, il Governo opererebbe di fatto un'ulteriore riduzione delle risorse disponibili per la contrattazione collettiva, in particolare di quelle destinabili a premiare merito e competenza, esattamente al contrario del tanto declamato spirito della riforma che si vorrebbe attuare.

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