La COSMED, la Confederazione dei medici e dirigenti sanitari, lancia l’allarme: il rischio è che dei 55 miliardi della manovra ”poderosa” al Servizio Sanitario Nazionale e ai servizi pubblici vengano riservati pochi spiccioli. Già il sedicente “Cura Italia” è stato una sinecura con un ridicolo finanziamento aggiuntivo del servizio sanitario nazionale di 1,41 miliardi, mentre la Francia che normalmente investe ogni anno 20 miliardi in più per la sanità ne ha stanziati altri dieci. Per non dire del vergognoso razionamento per gli straordinari per quanti hanno affrontato a mani nude l’emergenza straordinaria che non ripaga nemmeno quanto è già stato fatto.
Gli operatori che hanno sacrificato la vita e che si sono battuti con generosità sono stati umiliati e gli applausi e la definizione di eroi, che tutti dispensano a piene mani, al momento sono una irritante esibizione, tanto incredibile da suscitare rabbia e indignazione.
Governo e governatori non conoscono i centoventi mila dirigenti medici e sanitari, e gli altri sessantamila dipendenti pubblici.
Non vengono convocati nei Palazzi della politica.
Governo e governatori conoscono molto bene la quasi totalità di un’élite di ottimati che affollano i popolosi comitati scientifici. Bravi teorici con il vantaggio di avere sempre a portata di mano almeno una via di fuga.
Non siamo distanti dai cittadini e questo ci conforta non poco.
L’emergenza sanitaria è enormemente sottovalutata, come certificato dall’ISTAT che ha evidenziato una mortalità reale molto più alta di quella dichiarata, legata a molti casi non certificati nonché ad un aumento della mortalità per altre cause.
Infatti il Servizio sanitario era già al collasso prima del Coronavirus e in questi mesi ha rallentato ulteriormente il ciclo di cure di almeno un milione di malati oncologici e quattordici milioni di portatori di patologie croniche. Si tratta di un lavoro immane che ricadrà nei prossimi anni.
Per non dire dei dati del contagio evidentemente subordinati al numero dei tamponi che in questi giorni paradossalmente tende a diminuire.
Occorre ricostruire la dotazione specialistica con assunzioni e ampliamento del numero dei posti nelle specializzazione, incentivare il personale stremato garantendo protezione adeguata secondo standard internazionali, procedere ad assunzioni stabili, riconoscere senza restrizioni la retribuzione per il carico di lavoro straordinario, introdurre provvedimenti premialità per quanti sono in prima linea.
E infine sarebbe ora di rinnovare i contratti di lavoro, scaduti da un anno e mezzo senza che si sia neppure iniziato l’iter preliminare per il rinnovo. Per non parlare di quei contratti che attendono addirittura ancora il rinnovo 2016/2018 come per i 15.000 dirigenti tecnico/amministrativi di Sanità, Regioni ed Enti Locali, ormai all’11° anno di vacanza contrattuale. Non chiediamo un trattamento da eroi ma pretendiamo il minimo indispensabile.
Urge una deroga per fare i concorsi per le funzioni prioritarie della PA, specie quelle del ramo sanità, visto che i pensionamenti ora sono ancora più di prima a grandi numeri, sbloccando la mobilità e procedendo con attività concorsuali con posti di lavoro tempo a indeterminato di fatto impossibilitati.
Non si può credere che le estemporanee procedure di reclutamento di precari a tempo determinato messe in atto in fretta e furia all’inizio dell’emergenza possano risolvere la cronica carenza degli organici, che continuano ad essere erosi dall’emorragia dei pensionamenti e viaggiano pericolosamente verso la soglia di una irrimediabile e definitiva insufficienza.
Parimenti tutti i servizi pubblici vanno rilanciati sottratti a logiche di razionamento, la recente pubblicazione del conto annuale dello Stato evidenzia un ulteriore riduzione dei dipendenti pubblici di oltre quarantamila unità. Si risparmia sempre e solo sul personale del servizio pubblico.
Vanno potenziati tutti i servizi pubblici, fornire assistenza ai cittadini, bisognosi di riferimenti certi e di una pubblica amministrazione adeguatamente rinforzata e disponibile.
Siamo fortemente preoccupati che la polverizzazione degli interventi sottragga risorse al Servizio Sanitario Nazionale e alla Sanità pubblica, principale bene comune per tutti.
Da molti anni non siamo più uno dei migliori servizi sanitari del mondo.
Sono necessarie e indifferibili riforme strutturali che ne rilancino il funzionamento e l’efficienza, non certo pannicelli caldi. Componenti determinanti del sistema salute come la Medicina di Famiglia e gli Enti previdenziali non economici non possono più restare in posizione defilata rispetto a una gestione integrata e sinergica.
La politica prenda atto che non siamo in condizione, nonostante la generosità e la disponibilità degli operatori, di affrontare la quasi certa ripresa della pandemia. Il loro sacrificio rischia di essere vano se non si procede a finanziamenti certi e rapidi.
Il sospetto è che non sia stato compreso l’insegnamento del passato ovvero che i tagli alla sanità sono stati un gravissimo errore che è costato molto di più anche in termini economici ai cittadini e al sistema.
La politica della paghetta e della mancetta, della ricerca del consenso a cui fanno a gara anche le opposizioni sta stravolgendo le priorità del Paese.
La certezza di poter contare sui servizi e sui diritti fondamentale vale più.
Senza provvedimenti adeguati non si esce dalla crisi sanitaria e nessuna ripresa economica sarà possibile per tutti.
Sarebbe del tutto irresponsabile affidarsi esclusivamente alla clemenza del virus.
Nella foga di non lasciare indietro nessuno si rischia di lasciare indietro tutti.
Se i provvedimenti saranno inadeguati non potremo tacere sulle enormi responsabilità che si assume il Governo.
Giorgio Cavallero
Segretario Generale Cosmed
Pubblicato su quotidianosanita.it